Sul PNRR il governo Meloni è primo per gli obiettivi raggiunti, ma finora si è dimenticato di spendere i soldi ricevuti
È stata trasmessa oggi, alla Commissione europea, la richiesta di pagamento della sesta rata del nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pari a 8,5 miliardi di euro. La formale richiesta presentata dall’Italia segue i lavori della Cabina di regia del 24 giugno scorso, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, per la verifica del conseguimento dei 37 obiettivi connessi. "La richiesta di pagamento della sesta rata del PNRR - dichiara il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni - conferma il positivo lavoro del Governo ed il primato dell'Italia, al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti. Ai numerosi investimenti inseriti nella sesta rata, si aggiunge anche il varo di importanti riforme, tra le quali le misure dedicate alle persone con disabilità e agli anziani non autosufficienti. Tutto questo a dimostrazione che, dietro le grandi opere del PNRR, continuano ad esserci sempre le persone: gli anziani, le famiglie numerose, i disabili, con le loro fragilità e con tutte le loro difficoltà, alle quali il Governo non volterà mai le spalle. Dobbiamo tutti lavorare sodo - conclude il Presidente Meloni - fino all'entrata in vigore dell'ultima riforma e al collaudo dell'ultima opera del Piano dell'Italia, nessuno deve rimanere indietro".
In base alle richieste di pagamento, l'Italia non la batte nessuno. Altra cosa, però, sono i soldi da spendere.
Questo è quanto faceva notare Carlo Cottarelli un paio di mesi fa.
"Le recenti preoccupazioni inerenti alla ricezione delle prossime rate del PNRR sembrano in parte giustificate dallo stato di avanzamento dei progetti del Piano. Più della metà dei 194,4 miliardi di euro destinati all’Italia sono già stati ricevuti, ma ricevere il resto richiederà completare progetti da qui a metà 2026, compito che sembrerebbe non facile visto che la loro realizzazione sta procedendo lentamente. ... Gran parte dei progetti da realizzare è collegata all’ultima rata, quella di giugno 2026. Paradossalmente, la mancata realizzazione di quei progetti mette a rischio solo la ricezione dell’ultima rata, di circa 29 miliardi.Nelle recenti relazioni sullo stato di avanzamento dei progetti del PNRR redatte dalla Corte dei Conti si evidenzia il ritardo nella realizzazione dei lavori pubblici che ci siamo impegnati a compiere.Il problema è rilevante, non solo per il fatto che i benefici connessi agli investimenti tarderanno ad arrivare, ma anche perché l’erogazione delle successive rate del PNRR dipende dal raggiungimento degli obiettivi che il governo ha in precedenza concordato con l’Unione europea. Quanto è rilevante questo secondo rischio?Finora grazie al PNRR sono entrati nelle casse dello Stato italiano 102,5 miliardi di euro, di cui 24,9 di prefinanziamento e il resto in quattro rate, a cui si aggiungono circa 550 milioni inerenti al prefinanziamento del programma REPowerEU.L’ultima rata ricevuta è stata versata dalla Commissione europea il 28 dicembre 2023. L’Italia ha anche inviato la richiesta di pagamento per la quinta rata (relativa ad azioni che dovevano essere realizzate entro il 29 dicembre 2023), la prima delle sei rimanenti. Di conseguenza, l’Italia dovrebbe ricevere ancora più di 90 miliardi di euro, quasi la metà dei 194,4 totali previsti dal Piano. A questi corrisponde il raggiungimento di 461 obiettivi e traguardi.Si stanno però accumulando ritardi nella realizzazione dei progetti concordati, come spesso denunciato dalla Corte dei Conti. Anche le istituzioni europee hanno notato che, sebbene l’Italia stia procedendo con l’implementazione del programma, il rischio che si verifichino dei ritardi nelle prossime scadenze è sempre maggiore, vista la lentezza nella spesa relativa agli obiettivi ancora da raggiungere.Recuperare questi ritardi sembra più difficile per quelli che riguardano la realizzazione di investimenti pubblici, visto che tradizionalmente è per queste azioni che l’amministrazione pubblica italiana è stata in passato particolarmente lenta.... Su 91 progetti da finalizzare entro giugno 2026, 65 restano ancora da avviare e uno è in avviamento, per un totale di circa 64 miliardi. Tra questi sono particolarmente rilevanti la realizzazione di 165 km di linee ad alta velocità nel Nord Italia e 119 km nel Sud Italia (per un totale rispettivamente di 8,7 e 3,9 miliardi), la costruzione di infrastrutture per estendere la connessione ultraveloce sul territorio (per 5,3 miliardi) e la creazione di oltre 150 mila nuovi posti negli asili nido (per un totale di 3,2 miliardi).Il fatto che 8 dei 18 progetti da realizzare nel 2024 non siano ancora stati avviati illustra la difficoltà del compito. Tuttavia, la maggior parte dei progetti ha come scadenza giugno 2026. Si tratta di 49 progetti su 91 e riguardano una spesa di ben 69 miliardi (due terzi del totale delle prossime sei rate). Ciò significa che se, paradossalmente, nessuno di questi progetti fosse realizzato entro la scadenza del giugno 2026, questo metterebbe a rischio solo l’erogazione dell’ultima rata di 28,5 miliardi. Al momento della conclusione dell’accordo del PNRR la Commissione è stata piuttosto generosa nel fissare le scadenze relative".
Questo è ciò che dichiarato il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi:
"Il quadro che si evince da tutte le più recenti rilevazioni è molto preoccupante, nonostante la lacunosità delle informazioni. Sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati dal Pnrr si continuano a raccogliere informazioni imprecise e frammentarie, ma da tutte appare con evidenza il filo conduttore dei ritardi che continuano ad accumularsi: lo si ricava dai periodici monitoraggi di Openpolis, dalle relazioni del Governo al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano, e da ultimo anche dal Rapporto presentato dal Servizio Ricerche del Parlamento europeo".
Lombardi sottolinea come molte delle informazioni disponibili siano ferme al 31 dicembre scorso, senza peraltro tenere in considerazione la revisione del Piano avvenuta proprio a fine 2023. Sommando la spesa sostenuta dalle diverse amministrazioni titolari, risultano infatti già erogati circa 43 miliardi di euro, mentre le risorse ancora da spendere da qui alla fine del 2026 dovrebbero ammontare a 151,4 miliardi di euro, tenendo ovviamente conto del piano di revisione. Più del triplo di quanto fatto finora.
"Si tratta di un dato molto preoccupante – aggiunge Lombardi – se si considera che il PNRR rivisto e rimodulato prevede investimenti complessivi per 194,4 miliardi. Vale a dire che, stando in particolare agli studi di Openpolis, il 78% circa delle risorse deve ancora essere speso".
Fin quando l'UE continuerà ad inviare soldi all'Italia per l'elenco di opere da realizzare senza che poi i cantieri vengano aperti?