Gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti.Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una pericolosa escalation culminata nell’uccisione del Generale iraniano Soleimani.L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione.Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità. Nuovi focolai di tensione non sono nell’interesse di nessuno e rischiano di essere terreno fertile per il terrorismo e l’estremismo violento.

Così recitava un comunicato della Farnesina pubblicato il 3 gennaio. E da parte del premier Conte? Solo dichiarazioni di circostanza rilasciate alla stampa da "fonti" di Palazzo Chigi. 

Ed è solo di oggi una comunicazione - ovviamente su Facebook - del ministro degli Esteri Di Maio che ha scritto questo post: 

In queste ore siamo al lavoro come Governo sugli ultimi sviluppi della situazione in Iraq, che ovviamente preoccupano tutto il mondo.In quella regione la nostra priorità è e resta la lotta al sedicente Stato Islamico.Ci sono nostri militari che sono stati gravemente feriti o sono morti per combattere Daesh, in ogni sua forma. Uomini e donne in uniforme che rischiano la vita per garantire la nostra sicurezza. Il nostro pensiero va al loro operato e alla loro incolumità.Negli ultimi giorni come Italia abbiamo lanciato un forte appello al dialogo e alla responsabilità, invitando a mantenere aperti i canali con tutti gli interlocutori, evitando atti che possano avere gravi conseguenze.Ma se vogliamo essere davvero incisivi, l’Unione Europea deve saper parlare con una sola voce. Ed è per questo che ho apprezzato l’invito alla moderazione e alla de-escalation dell’alto rappresentante Ue, Josep Borrell.L’uso della forza non ha mai portato da nessuna parte. Al contrario, ha sempre provocato ulteriore destabilizzazione ed effetti devastanti sia sul piano umanitario, sia su quello migratorio.Come ho già ribadito: la nostra priorità è combattere Isis e in primavera, in Italia, ospiteremo la riunione della coalizione anti-Daesh.Vanno intercettati e colpiti i finanziamenti alle cellule terroristiche. Bisogna accrescere la collaborazione tra Stati. La comunità internazionale deve guardarsi in faccia e deve parlarsi chiaro, senza ulteriori ipocrisie.

E meno male Di Maio vuole mettere al bando le ipocrisie. Nella sua nota non ha mai citato né l'Iran, né gli Stati Uniti, parlando di dialogo, responsabilità, interlocutori... senza però ricordare chi fossero o chi dovessero essere i destinatari di tali attenzioni. 

Di Maio e Conte, in passato, hanno spesso ricordato gli apprezzamenti di Trump nei confronti dell'Italia come medaglie o note di benemerenza. Adesso, però, non possono compiacersi per un assassinio mirato, in palese violazione del diritto internazionale, per di più fatto a danno di un Paese con cui l'Italia ha sempre mantenuto buoni rapporti anche a livello di scambi commerciali (con l'export però in calo negli ultimi due anni).

È spiegabile la prudenza e la mediazione, ma sarebbe anche utile ricordarsi che i fatti sono comunque fatti. Non indicare gli Stati Uniti come responsabili di un attentato da loro stessi rivendicato non serve ad esimerli dalle loro responsabilità.