In attesa delle dichiarazioni ufficiali del pomeriggio, è possibile comunque riassumere i contenuti principali del G7 che si è tenuto questo fine settimana in Cornovaglia.

Durante il vertice, il tema pandemia non poteva non essere centrale ed è stato discusso all'inizio con i rappresentanti dei 7 che hanno deciso di donare ai Paesi con le economie meno sviluppate almeno 1 miliardo di dosi di vaccini anti-Covid, sostenendo in tal modo la campagna Covax che supportata dalle Nazioni Unite. Pertanto, almeno per quanto riguarda l'Italia, è adesso possibile conoscere la destinazione delle forniture AstraZeneca già ordinate dal nostro Paese!

Da considerare, però, che per fermare la diffusione del Covid è necessario che nel mondo siano vaccinate nel più breve tempo quante più persone possibili e, per tale motivo servirebbero non 1 miliardo di dosi, bensì 11 miliardi. Quindi, è evidente che quanto deciso, seppure non inutile è del tutto insufficiente.

Per quanto riguarda la politica estera, Russia e Cina sono le nazioni che destano le maggiori preoccupazioni per i Paesi con le 7 maggiori economie al modo. La Russia preoccupa per i suoi piani espansionistici supportati a livello militare, vedi Bielorussia e Ucraina, mentre la Cina preoccupa per la sua strategia di espansione supportata grazie alle sue strategie di politica economica, che in Italia sono conosciute con il nome di "via della seta".

Grazie a tale progetto che sta interessando, oltre a molti Paesi asiatici e africani, molti Paesi europei oltre all'Italia, la Cina ha siglato e sta siglando accordi per investimenti strategici per creare vie di distribuzione privilegiate per lo scambio merci tra Cina  e resto del mondo. Se da un lato questo può anche esser visto come un fattore positivo per aumentare il traffico di merci in uscita verso la Cina, dall'altro c'è il rovescio della medaglia che potrebbe vedere le economie occidentali sommerse dai prodotti cinesi, la cui concorrenzialità è garantita dai costi di produzione, dato che il rispetto dei diritti dei lavoratori non è prioritario per Pechino, nonostante il regime si definisca "comunista".

Per questo il G7 ha promesso un piano di investimenti infrastrutturali alternativo a quello cinese promettendo anche un maggiore sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo colpiti dalla crisi climatica. Inutile aggiungere che la Cina ha fatto sapere di non gradire la proposta.

Infine, nell'ultima giornata di lavori, i rappresentanti di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti e Commissione Europa (che ormai alle riunioni del G7 partecipa stabilmente da tempo) parleranno di clima, impegnandosi a mantenere l'aumento della temperatura globale per non superare 1,5 gradi. Ciò richiede una serie di scelte immediate, la principale delle quali è l'eliminazione graduale della combustione del carbone, anche se poi si parla di mantenerla nel caso chi la utilizzi impieghi la tecnologia utile a catturarne le emissioni... come se questo fosse del tutto possibile. 

Pertanto, tra ipocrisie, falsa cortesia e promesse scarsamente utili, se non del tutto inutili, si concluderà come sempre il solito teatrino del G7 a cui faranno da corredo le immancabili dichiarazioni roboanti, utili a nascondere i risultati che già potevamo anticipare fin da prima del suo svolgimento con il titolo di un celebre romanzo: niente di nuovo sul fronte occidentale.