Arriva il via libera dall’Europa alle nuove misure fiscali introdotte dalla riforma del Terzo settore. Lo ha reso noto il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali al completamento dell’iter previsto per l’autorizzazione della Commissione europea che ha confermato, dunque, la piena coerenza delle norme introdotte dalla riforma con la disciplina sugli aiuti di Stato.
Si tratta di un traguardo molto atteso dal mondo del Terzo settore e destinato a segnare un profondo cambiamento in Italia e in Europa per quanto riguarda il trattamento fiscale delle attività svolte dagli enti non profit e dell’economia sociale. Un contesto spesso caratterizzato da norme fiscali estemporanee e da revisioni d’urgenza condizionate dalle (troppe) procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea a danno del nostro Paese. Dunque la riforma del Terzo settore scrive un nuovo capitolo per gli enti non profit, che dal 2026 potranno avvalersi di regole stabili e coerenti con il quadro europeo sugli aiuti di Stato. Una notizia che pone l’Italia al centro di un processo di trasformazione del contesto culturale e giuridico europeo degli enti destinati a prendersi in carico i bisogni della collettività e per i quali occorreva disegnare un quadro fiscale ad hoc per promuoverne le finalità.
L’impostazione della riforma da sempre è stata quella di definire una nuova fiscalità in grado di riconoscere il ruolo del Terzo settore come portatore di interessi collettivi e attuatore del principio costituzionale di sussidiarietà. Con un ruolo completamente diverso rispetto alle imprese profit.
L’impostazione della riforma da sempre è stata quella di definire una nuova fiscalità in grado di riconoscere il ruolo del Terzo settore come portatore di interessi collettivi e attuatore del principio costituzionale di sussidiarietà. Con un ruolo completamente diverso rispetto alle imprese profit che agiscono sul mercato e con riferimento alle quali molto spesso sono state costruite le regole, poi applicate forzosamente anche al non profit. «Dal 1° gennaio 2026 - ha spiegato Maria Teresa Bellucci, vice ministro del Lavoro con delega al Terzo Settore - entrerà finalmente in vigore un regime fiscale ad hoc che prevede, tra le altre cose, la defiscalizzazione degli utili destinati allo svolgimento dell’attività statutaria o all’incremento del patrimonio. Inoltre, saranno introdotti specifici incentivi per gli investitori, ampliando le opportunità di finanziamento per gli enti del Terzo Settore. Tra le novità più significative, ricordo l’introduzione di nuovi strumenti di finanza sociale, come i titoli di solidarietà, che garantiranno agli investitori il medesimo trattamento fiscale riservato ai titoli di Stato, con l’applicazione dell’aliquota del 12,5 per cento».
Grande soddisfazione anche da parte degli eurodeputati di Fratelli d'Italia, che hanno molto spinto per arrivare ad una soluzione per quest riforma del terzo settore, primo tra tutti Dennis Nesci, della commissione Econ "Un traguardo atteso da anni, che segna un momento cruciale per il rafforzamento del Terzo Settore. Dopo un lungo e intenso lavoro da parte del Vice Ministro Bellucci, siamo finalmente giunti all'approvazione delle norme fiscali che non sono considerate aiuti di Stato, ma un legittimo riconoscimento e supporto a un settore che svolge un ruolo essenziale nella promozione del benessere collettivo e nella tutela delle persone più vulnerabili", ha dichiarato NESCI. "L'Europa deve sempre più sostenere chi lavora per il bene comune, come le realtà che fanno parte del Terzo Settore", ha concluso Nesci.