Circa una settimana fa, il ministro della qualsiasi e, tra l'altro, del PNRR, Raffaele Fitto, commentava così - con la sua eloquenza da frullatore che in dettaglio spiega persino come son fatte le virgole per non far capire a nessuno cosa stia dicendo e di cosa stia parlando - il via libera da Bruxelles alla quarta rata del piano di ripresa e resilienza:

"Ottenuta la quarta rata, questa mattina, ci siamo messi subito al lavoro per definire norme di attuazione per dare rapida efficacia alla revisione del PNRR e per verificare gli obiettivi da raggiungere per la quinta rata.È terminata poco fa la Cabina di regia PNRR con i Ministeri, le Regioni, Province e Comuni, per fare la verifica dello stato di attuazione del Piano e delle proposte normative propedeutiche alla revisione dello stesso, approvata dalla Commissione europea il 24 novembre scorso, che ha previsto l'introduzione della nuova missione REPowerEU, di sette nuove riforme ed il finanziamento e l'implementazione di importanti misure, che risulteranno strategiche per la crescita economica e la modernizzazione del Paese.I lavori della Cabina di regia, però, sono serviti anche per un aggiornamento in merito all'imminente saldo della quarta rata, pari a 16,5 miliardi di euro e con la verifica del conseguimento dei 52 obiettivi connessi alla quinta rata, propedeutica alla presentazione della relativa richiesta di pagamento.Tutto questo lavoro conferma come la Cabina di regia sia sempre più strumento centrale ed efficace nell'attuazione del Piano, la riunione di oggi è stata utile per una circostanziata verifica dello stato di attuazione degli obiettivi della quinta rata, mentre il pagamento della quarta rata consentirà all'Italia di superare, durante l'anno in corso, quota 100 miliardi “incassati”, precisamente 101,9 miliardi di euro, rispetto ai 194,4 miliardi complessivi del nuovo Piano.I lavori della Cabina di Regia PNRR proseguiranno martedì 6 dicembre con le organizzazioni rappresentative del partenariato sociale e con i rappresentanti delle Regioni, anche per l'attivazione di un confronto finalizzato all'attuazione della nuova riforma sulle Politiche di Coesione".

Il 6 dicembre, l'Ufficio parlamentare di Bilancio è intervenuto a fare chiarezza su quanto stia realmente accadendo in relazione alla messa in atto del PNRR, ed ha affermato che il governo Meloni spende poco e rimanda gli obiettivi:

"L'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha trasmesso alle Commissioni del Senato 4a-Politiche dell'Unione europea e 5a-Programmazione economica, bilancio una Memoria sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) a seguito della richiesta pervenuta dalle stesse Commissioni.L'analisi dell'UPB fornisce indicazioni relativamente allo stato di attuazione del PNRR nella formulazione approvata a livello europeo il 13 luglio 2021, insieme a prime e limitate indicazioni sulla versione modificata del Piano che ha ricevuto parere favorevole dalla Commissione europea lo scorso 24 novembre e per la quale si attende la Decisione del Consiglio europeo nei prossimi giorni.La valutazione dello stato di attuazione del PNRR, oggettivamente complessa, si avvale dell'integrazione dei dati contenuti in ReGiS disponibili al 26 novembre con informazioni esterne, come quelle dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).L'approfondimento dell'UPB, in particolare, sintetizza i dati riportati nell'area “Cruscotto informativo” di ReGiS e fornisce una visione di insieme sull'avanzamento del PNRR in relazione ai progetti finanziati sul territorio, dando conto della celerità e dell'efficacia con cui i soggetti attuatori si sono attivati nelle Regioni e nelle macro-aree del Paese. In questo ambito, si nota che l'assegnazione delle risorse è avvenuta con celerità non dissimile tra Nord, Centro e Mezzogiorno, anche se nel Sud la distribuzione risulta meno omogenea. Differenze tra Regioni e tra macro-aree si amplificano quando si considerano la quota dei progetti conclusi e la capacità di bandire e assegnare i lavori per la loro realizzazione.La memoria inoltre analizza il momento della messa a gara dei progetti per la realizzazione da parte di imprese o altri operatori di mercato. L'avvio delle gare soffre di ritardi su tutto il territorio nazionale ma con maggiore rilievo nel Mezzogiorno. Alla luce dei dati analizzati, si può escludere che i ritardi dipendano dal fenomeno delle gare deserte che rimane di entità marginale.L'analisi fa trasparire la criticità data dall'elevata numerosità di piccoli progetti con soggetti attuatori di natura privata o mista dispersi sul territorio, probabilmente con ridotta esperienza di gestione delle gare. I ribassi sulla base d'asta risultano in media significativi, nell'ordine del 15 per cento, anche se inferiori a quelli medi registrati negli appalti pubblici.L'approfondimento dell'UPB, che fissa lo status-quo-ante a cui si applicano le recenti modifiche al PNRR, è in parte dedicato anche a fornire indicazioni preliminari sulla revisione del Piano approvata dalla Commissione europea lo scorso 24 novembre: sugli interventi (riforme e investimenti), sui risvolti finanziari, sul cambiamento dei milestone e dei target (M&T) da conseguire e delle rate a cui sono associati e con cui saranno erogate all'Italia le risorse dal 2024. Un'analisi più approfondita sarà resa disponibile appena saranno noti ulteriori dettagli.Dalle informazioni a oggi disponibili emerge che le modifiche approvate dalla Commissione europea non coincidono integralmente con quelle proposte dal Governo la scorsa estate: ad esempio, erano stati previsti definanziamenti per circa 16 miliardi a fronte degli attuali 8,3 e le risorse relative al capitolo RePowerEU ammontavano a circa 19 miliardi rispetto agli 11,2 attuali. Le modifiche ai singoli investimenti hanno determinato una riallocazione dei finanziamenti sia all'interno della singola Missione sia tra le Missioni. Il finanziamento del capitolo relativo a RePowerEU è stato realizzato – oltre che con i nuovi fondi pari a 2,9 miliardi – attingendo risorse da tutte le Missioni con l'eccezione della prima e della sesta.Ne emerge un differimento in avanti sia degli obiettivi da conseguire sia degli importi delle rate con cui saranno erogate le risorse dal 2024. La rimodulazione del Piano e del profilo temporale delle rate potrebbe determinare la necessità di un maggiore ricorso al mercato a meno di riduzioni compensative di spese in altre voci del bilancio dello Stato".

Secondo l'UPB, fino ad oggi, l'Italia ha speso 28,1 miliardi, poco più del 14% dei quasi 200 miliardi assegnati al Paese, ma siamo già quasi a metà percorso, con i progetti, e quindi la spesa, che devono essere compiuti entro il 2026. La missione più penalizzata è la sanità.

Solo l'1% dei 15 miliardi a disposizione per la sanità sono stati spesi finora, con il nuovo piano di Fitto che ha tagliato ben 414 case di comunità su 1.350, 76 centrali operative territoriali su 600, 96 ospedali di comunità su 400 per un totale di oltre 2 miliardi di risorse in meno.

Nella memoria è scritto che "nel 2021 e nel 2022 sono stati raggiunti tutti i milestone e i target europei. Per il 2023, lo stato di avanzamento segnala il completamento del 54,5 per cento dei milestone e del 20,8 per cento dei target".

Quindi, è nel primo anno del Governo Meloni che si sono accumulati ritardi e mancati raggiungimenti di obbiettivi. E non sarà un caso che la quantità di risorse che arriveranno nelle prossime due rate saranno ridotte rispetto a quanto programmato, spostando su quelle successive i miliardi mancanti... sperando che nel frattempo Fitto e la sua cabina di regia riescano a rimettersi in pari con gli impegni presi.

L'Italia è il Paese delle diseguaglianze, questa la ragione che ci ha portato quasi 200 miliari, perché il Pnrr aveva e ha l'obiettivo di ridurre i divari. E tra quelli nostrani quelli tra Nord e Sud sono tra i più penalizzanti. Eppure l'obiettivo del 40% di risorse vincolate al Mezzogiorno rischia di non essere raggiunto.

"Le Regioni del Centro e del Nord - scrive l'UPB - registrano quote di gare avviate rispettivamente del 30,1 e del 27,7%, mentre su progetti localizzati nelle Regioni del Mezzogiorno sono state a oggi avviate gare per un importo pari al 19,3 per cento. Le percentuali di aggiudicazione seguono una dinamica simile, attestandosi sulla metà degli importi messi a gara: 15,2 e 14,1 rispettivamente nel Centro e nel Nord e 9,4 per cento nel Mezzogiorno".

Da tempo una delle denunce di Cgil Cisl e Uil è che la logica del massimo ribasso negli appalti è lesiva dei diritti di lavoratori e lavoratrici perché si scarica sui salari e sulla sicurezza, ed è dannosa rispetto alla qualità dell'opera che si deve realizzare. Ebbene, anche per quel che riguarda il Pnrr il monito sindacale è rimasto inascoltato visto che dalla memoria risulta che negli appalti assegnati c'è una riduzione diffusa mediamente del 15% rispetto alle base d'asta. ...

Insomma, come siamo ormai abituati, nessuno può esser capace di far meglio del governo Meloni e dei suoi ministri in quanto ad annunci. Invece, in quanto a trasformarli in risultati concreti, allora il discorso si inverte.