È stato appena pubblicato il romanzo Passaggi di proprietà dello storico dell’arte, docente e scrittore Salvatore Enrico Anselmi (LINEA edizioni, Padova 2021). Dopo due anni dall’uscita di Exitus (GB Editoria, Roma 2019), che ha suscitato apprezzamenti di critica e pubblico, segnalato dalla Società Dante Alighieri e in concorso al Premio letterario Mastercard 2020, l’autore torna a dialogare con i lettori con questo nuovo romanzo che può essere considerato l’originale biografia di un dipinto.

Il tracciato narrativo del libro attraversa un ampio lasso cronologico, dalla genesi di un’opera pittorica, - un’Annunciazione eseguita nel primo Cinquecento da un giovane artista della Maniera, che ne costituisce il legante tenace - alle vicende che hanno come oggetto le peregrinazioni nel corso del tempo, per l’appunto i relativi passaggi di proprietà. 

Gli avvenimenti pertengono a furti, recuperi, restauri, vendite. Ascese e cadute in disgrazia, affermazioni e contraddittorie negazioni delle stesse, ispirazione creativa e prosaica mercificazione, unità familiari e sociali al collasso, derive morali e gracilità dell’indole costituiscono il contesto nel quale operano tutti coloro che, a vario titolo, sono parte integrante o collaterale della narrazione: artisti, mecenati, collezionisti, eredi della famiglia aristocratica che commissiona l’opera e la conserva nella sua quadreria, restauratori, nuovi acquirenti, studiosi d’arte.

  Lo sviluppo diacronico che scandisce la lunga “vita” dell’Annunciazione si conclude in un contesto futuribile nel quale le dinamiche sociali e la presenza umana rispondono a circostanze distopiche di ribaltamento. Il romanzo, pertanto, è segnato da una sorprendente e inaspettata svolta che imprime un abbrivio destabilizzante. L’originalità del romanzo consiste anche nell’aprire margini di riflessione, quanto mai attuali, sul valore di civiltà del patrimonio artistico e sulla sua trasmissione alle generazioni future.

Indicativo, in tal senso, è l’incipit del romanzo, dove il protagonista parla di sé in prima persona e ravvisa il particolarissimo valore attribuito alla sua stessa esistenza.

"Ho vissuto come un essere umano. Ho avuto una nascita, un’esistenza e una morte. Qualcuno mi ha creato e qualcosa ha deciso per me. Accade così anche per l’uomo. Un evento ineludibile, a un certo tratto del suo cammino, che l’uomo stesso non può stabilire se non dandosi la morte, decide affinché il percorso si interrompa.  Ho avuto una lunga storia, una lunga vita delle quali vado fiero, perché ogni luogo che mi ha ospitato, ogni persona che ho incontrato, ha osservato la mia pelle, i miei tratti, e ne è rimasto segnato, come di fronte a una rivelazione ha intrattenuto con me un rapporto che non lo ha restituito alla sua più comune giornata nella stessa condizione antecedente all’incontro."

 Dalla lettura sistematica e sequenziale dei capitoli è possibile ricondurre a unità l’articolata e appassionante vicenda costituita da un prologo, da uno svolgimento e da un epilogo secondo eventi caratterizzati da corrispondenze, rivolgimenti e colpi di scena inattesi.

  Il titolo di fatto pertiene, in ragione dei rapporti che intercorrono tra i personaggi, anche all’affermazione del presunto diritto, considerato tale da alcuni protagonisti, di imporre un marchio di proprietà, di ribadire un possesso sugli altri, tentando di indirizzarne gli esiti di vita. 

   Il contesto storico di riferimento costituisce lo scorcio, il profilo sociale sul quale si staglia l’azione di ogni capitolo. Al servizio dell’impostazione diacronica è stata scelta un’opzione stilistica di adeguamento della lingua e della forma al periodo nel quale si consuma l’azione interna alle diverse sezioni narrative, comunque nella coerenza complessiva che rimanda a un’iconografia scelta e tenuta costante. È stata compiuta pertanto una consapevole operazione meta-linguistica e meta-letteraria che costituisce uno dei collanti del testo.

  Per ogni capitolo l’epilogo è repentino e rapido, e in questo senso, l’intento è stato quello di contemperare la tradizione novellistica con il ricorso all’atto conclusivo e fulmineo che caratterizza certa prosa del Novecento in Europa e in America. Forse le analogie più pressanti, in tal senso, riguardano John Cheever e Charles Bukoski autori di racconti. Il clima che qualifica Passaggi di proprietà, anche in considerazione di tali argomentazioni, coniuga per altro, prospettive variate, atmosfere liriche e introspettive, il cinismo ironico, partecipato o asettico, con una presa evidente di posizione dell’io narrante.

   Il raggiungimento ultimo potrebbe essere dunque quello, pur nell’originalità, di raccontare una storia che si compone di storie, un romanzo di romanzi caratterizzato da moventi, echi e memorie che il lettore solido e curioso non stenta a riconoscere pur nel loro carattere inedito.

Qualche ulteriore dettaglio utile può essere ricavato dai titoli dei singoli capitoli che innescano una consequenziale trama di corrispondenze e di rimandi reciproci.

I Questa è la mia storia

II La mia nascita 

III Io non compro più speranza, che gli è falsa mercanzia! 

IV Quando conobbi mastro praticone 

V L’età della ragione 

VI Adone dal viso ascoso 

VII Alle spalle di Taddeo Ricciardeschi 

VIII Un uomo perbene 

IX L’ansa del Tevere 

X Quando rischiai di morire 

XI Una nuova giovinezza 

XII Quando pronuncerai il mio nome 

XIII Una nuova casa 

XIV Oggetto di studio e il riconoscimento 

XV L’epicureo e il calvinista 

XVI Fuga e accoglienza nel Pastificio Ardenzi 

XVII In affidamento all’Istituto internazionale di soppressione  

Save your brain, erase your soul, simplify your thought 

Epilogo