Ieri al Senato, insieme al senatore del PD Luigi Manconi presidente della Commissione Diritti Umani, Paola e  Claudio Regeni, i genitori di Giulio Regeni ucciso al Cairo ed il cui corpo è stato ritrovato dopo una settimana dalla denuncia della sua scomparsa, hanno tenuto una conferenza stampa presso la Sala Nassiryia, presenti anche il loro avvocato Alessandra Ballerini ed il portavoce di Amnesty international Italia, Riccardo Noury.

La conferenza stampa è stata indetta per far presente all'opinione pubblica ed agli inquirenti egiziani che la tesi della  banda di rapinatori, successivamente in parte smentita, responsabile della morte di Giulio Regeni, la famiglia la ritiene una versione di comodo, del tutto inaccettabile.

Nella conferenza stampa sono stati toccati i vari temi che ormai caratterizzano la vicenda, tra cui il fatto che Regeni sia stato fatto oggetto di ripetute e atroci torture e che i diritti umani e civili non siano più garantiti in Egitto, in particolar modo per i cittadini di quel paese.

Pur affermando la fiducia nel lavoro degli investigatori italiani e del procuratore Pignatone, Luigi Manconi ha ricordato l'impossibilità di far progredire le indagini senza una fattiva collaborazione degli egiziani che, finora, non hanno fornito elementi seri e concreti, tipo immagini video e tabulati telefonici, su cui lavorare.

Ed è propria la conseguenza di questa considerazione che sottolinea quella che è stata la finalità principale della conferenza stampa: far attivare il governo perché, in via ufficiale, si faccia promotore di attività di pressione che costringano il governo egiziano ad attivarsi affinché le indagini vengano svolte con l'intento di accertare verità e responsabili e non quello di fornire versioni di comodo.

Renzi ha concluso con l'avvio della collaborazione tra gli investigatori italiani ed egiziani l'intervento diretto del governo italiano in questa vicenda. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per tale motivo, il senatore Manconi ha chiesto che il governo italiano intervenga ufficialmente richiamando il proprio ambasciatore al Cairo.
Difficile dire che questa sia la mossa giusta, ma è evidente che l'assenza totale di pressione del nostro governo abbia indotto gli egiziani a prendere la vicenda sottogamba.

Ma l'Italia non è, secondo quanto più volte affermato dal presidente del consiglio, un grande paese? Sinceramente non si riesce a capire come un grande paese possa accettare che un proprio cittadino venga torturato e ucciso in Egitto, probabilmente dai servizi segreti di quella nazione, e non faccia niente di concreto per accertare  verità e responsabilità.