Il 26 giugno si è tenuto il Consiglio dei Ministri n. 63. Tale riunione era stata ampiamente pubblicizzata dal Governo perché nell'occasione sarebbero state prese misure di assestamento del bilancio pubblico per rispondere alla minaccia di procedura sul debito avanzata dall'Ue nei confronti dell'Italia, oltre al via libera per misure considerate bandiera dalle forze politiche che compongono la maggioranza di governo, a partire dalla questione autonomie.

Ma, a differenza di quanto annunciato, i temi trattati nel CdM di mercoledì possono definirsi solo "secondari", perché i vicepremier Di Maio e Salvini, con Conte in mezzo, il martedì precedente non sono riusciti a trovare un accordo per dare il via libera ad alcuni dei provvedimenti indicati sì nel contratto di Governo, ma solo come titoli e non certo sviluppati nei contenuti.

Pertanto, dopo aver animatamente discusso fino a notte per trovare una qualche sorta di accordo per salvare la faccia, i tre si sono arresi, rimandando tutto alla prossima settimana.

E proprio perché Lega e 5 Stelle sono in disaccordo su tutto, Di Maio e Salvini, supportati da Conte, stanno disperatamente cercando di trasformare la vicenda Sea-Watch come caso epocale, strumento di distrazione di massa per far credere agli italiani (non tutti, per carità!) che qualche decina di disperati, salvati da una Ong da un quasi certo annegamento, siano i responsabili di tutti i mali del nostro Paese, per nascondere l'incapacità di governare dell'attuale esecutivo.

E questo teatrino sulla pelle di 42 persone viene pure definito "cambiamento".