La Procura di Torino ha fatto sapere di aver concluso le indagini relative al caso plusvalenze (e non solo) che ha consentito alla Juventus di aggiustare i bilanci dal 2019 al 2021.

Tra gli addebiti,  le violazioni dei principi di contabilità internazionale relative alla esposizione nel conto economico degli importi derivanti dalle cessioni di Emre Can al Borussia Dortmund (14 milioni) e Simone Muratore all'Atalanta (3,8 milioni), l'occultamento dell'erosione del capitale sociale, l'aver proseguito l'attività in Borsa  indebitamente in presenza di un patrimonio netto negativo, l'indicazione di elementi passivi fittizi nelle dichiarazioni Iva tra il 2019 e il 2021 che ha consentito detrazioni non dovute per circa mezzo milione di euro.

Ma i dirigenti bianconeri on hanno mentito solo allo stato, ma anche ai media. Nel 2020, per lo stop pandemia, il club rendeva noto in un comunicato ufficiale di avere raggiunto "un'intesa con i calciatori e l'allenatore della prima squadra in merito ai loro compensi per la restante parte della stagione sportiva" che prevedeva la "riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020", con benefici economici e finanziari per il club pari a circa 90 milioni.

In base a quanto scoperto dalla Procura, vi era anche una scrittura privata non resa pubblica che prevedeva, da parte della squadra, la "rinuncia a una sola mensilità, con recupero certo e incondizionato di tre mensilità nelle stagioni successive, a prescindere dalla ripresa dell'attività calcistica e dal trasferimento del calciatore a società terze, con conseguenti effetti economici e finanziari positivi, al più, per soli 22 milioni".

In risposta all'atto della Procura, la Juventus, ai media, ha inviato il seguente comunicato:

"Juventus Football Club S.p.A. (“Juventus” o la “Società”) comunica di aver ricevuto nella serata di ieri, lunedì 24 ottobre, la notifica di un avviso di conclusione delle indagini preliminari e un'informazione di garanzia da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, con riferimento alla contestazione di taluni reati nei confronti della Società ai sensi del D. Lgs. 231/2001, nonché di alcuni suoi esponenti attuali e passati. L'avvio delle indagini era stato oggetto di comunicazione al mercato mediante comunicato stampa del 27 novembre 2021. Juventus rimane convinta, anche tenuto conto degli approfondimenti di natura legale e contabile svolti dalla Società con l'ausilio dei propri consulenti e dei pareri legali e tecnico-contabili acquisiti dalla Società, di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità agli applicabili principi contabili e relativi criteri di applicazione e in linea con la prassi internazionale della football industry.Le ipotesi accusatorie prospettate dalla Procura della Repubblica, in parte modificatesi rispetto alle originarie prospettazioni, fanno riferimento a presunti reati di falso nelle comunicazioni sociali, false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolo all'esercizio delle autorità di pubblica vigilanza (Consob, nel caso di specie) e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Sulla base delle sommarie informazioni a disposizione allo stato, i fatti oggetto del provvedimento attengono ai bilanci al 30/6/2019, 30/6/2020 e 30/6/2021 e sono relativi ad operazioni impropriamente dette di “scambio” di diritti alle prestazioni sportive di calciatori e ad accordi di riduzione ed integrazione dei compensi di personale tesserato conclusi negli esercizi 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022.La Società e i propri esponenti destinatari dell'avviso potranno, entro venti giorni, prendere visione ed estrarre copia degli atti di indagine ex art. 415-bis c.p.p. ai fini dell'esercizio dei propri diritti di difesa".

Sono complessivamente sedici gli indagati, tra questi il vicepresidente Pavel Nedved e il presidente Andrea Agnelli, per il quale la Procura aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari l'applicazione di misure cautelari, insieme ad alcuni altri indagati, oltre al sequestro conservativo o preventivo. Richiesta rigettata dal giudice. Contro l'ordinanza del gip la Procura ha depositato appello.