Sopoćko, insistendo sulla santità dello Spirito Santo, riesce a far emergere che la santità è attribuita anche al Padre e al Figlio[1]. Infatti, lo Spirito è santo, perché tutta l’essenza divina è santa. Inoltre, notiamo che il Nostro chiama lo Spirito Santo: verità, bellezza, purezza, semplicità, divina bontà[2], l’amore immutabile - forte e nello stesso tempo crescente[3]. 

Tutta l’argomentazione pneumatologia, che Sopoćko illustra nella sua teologia, non è una speculazione astratta e lontana dalla realtà della vita, ma tratta dalla tradizione apostolica e da alcuni dottori della Chiesa, per esempio: sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino. Il Nostro, esaminando accuratamente il Simbolo niceno-costantinopolitano, dimostra pazientemente gli errori delle diverse eresie, quali l’eunomianesimo, il macedonianismo, e sottolinea che lo Spirito Santo è vero Dio[4]. Esattamente, Colui che procede dal Padre e dal Figlio e mandato da Loro, diventa il Consolatore, il Creatore preesistente dell’amore. 

Tanto è vero, che Sopoćko menzionando lo Spirito Santo come “amore preesistente”, pone un forte accento sullo scambio dell’amore del Padre e del Figlio che procede in loro  e da loro come Persona. In altre parole, sottolinea che il Padre ama suo Figlio nello “Spirito-amore preesistente”. Il Padre e il Figlio “spirano” lo Spirito d’amore a loro consustanziale. Potremo dire che questo “fiato dell’amore” è “fiato” di Dio. Lo Spirito con questo “fiato” è come “un fiore-amore” del Padre e del Figlio che poi “si trasforma nel frutto”, cioè misericordia[5].

Per il Nostro, ciò che caratterizza lo Spirito Santo è “l’uscir fuori”, e cioè uscire ad extra dall’immanenza trinitaria[6], in quanto espansione e dilatazione del mistero di Dio misericordioso. Nell’insondabile mistero eterno di Dio, lo Spirito nella SS. Trinità è il mistero della comunione perfetta nella diversità, dello scambio amoroso nella libertà, della reciprocità nell’alterità. «Lo Spirito è mistero della misericordia, mentre agisce “uscendo fuori” ad extra dalla vita intima della Trinità»[7].

Possiamo costatare, che il tentativo e lo sforzo di Sopoćko nel cercare i linguaggi più appropriati all’oggetto del pensiero pneumatologico, tendono molto a scoprire e ad avvicinarsi al tema della misericordia. Secondo il pensiero del Nostro, lo Spirito Santo rimane sempre come incommensurabile mistero dell’amore (ad intra della SS. Trinità) e nello stesso tempo della misericordia (ad extra, cioè “uscire fuori” dalla SS. Trinità)[8]. Lo Spirito Santo si prende cura della povertà congenita e abissale degli uomini. Egli è vicino alla miseria e alla debolezza umana. Perciò, Sopoćko scrive:

 «L’infinita misericordia di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, verso l’uomo decaduto, è l’amore di Dio verso il genere umano in un significato più ampio, poiché non si tratta di un amore che si compiace nella perfezione, ma un amore compassionevole verso la miseria umana (...)»[9].

 

Lo Spirito Santo in questo “uscire fuori” nell’infinita misericordia verso l’uomo decaduto, gli dona l’amore compassionevole, la felicità e la perfezione.  Per questo motivo, diremmo che la misericordia dello Spirito Santo permette agli uomini di sperimentare o addirittura gustare un’intima beatitudine; solleva e allarga il cuore, dona la vera gioia e la speranza, suscita la felicità, la pace e la capacità di “essere misericordiosi”. 

Osserviamo che Sopoćko, mentre riflette sull’uomo decaduto, trova una spiegazione illuminante del Salmo 25,10 e del Salmo 144, 9 di san Tommaso d’Aquino. Essi parlano sulla relazione basata sulla misericordiosa tra il Dio e l’uomo nella situazione escatologica intermedia, in cui si trova ogni uomo[10]. San Tommaso dice che la povertà e la miseria umana, che sono oggetto della misericordia, non consistono solo nella povertà e miseria fisica. La vera povertà invece, si trova nell’essere lontano da Dio, a causa del peccato. Dio buono, fin dall’eternità, vuole donare lo Spirito Santo. Colui che si espande e riempie tutti di misericordia, stabilisce con gli uomini una relazione fissa, la vicinanza e la comunione per condurre tutti vicino a sé[11].

Don Gregorio - prof. sac. Grzegorz Stanislaw Lydek

 

[1] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 22: M. SOPOĆKO, Konferencja o Duchu Świętym, p. 156; Dz., q. II,  p. 34.
[2] Osserviamo che già il Papa Leone XIII, cogliendo il significato più autentico della dottrina d’Oriente e d’Occidente, sintetizzò nella sua enciclica sullo Spirito Santo, riferisce che lo Spirito Santo è «la divina Bontà e il reciproco Amore del Padre e del Figlio»: citato in DH 3326.
[3] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego Miłosierdziu, p. 47: Konferencja o Duchu Świętym, p. 154.
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 21.
[5] Cf. ibidem, p. 28.
[6] Per esempio Sopoćko nel Possiamo conoscere Dio nella sua misericordia (1949), ha aprofondito il concetto dello Spirito Santo come ex-stasis, e cioè come “uscir fuori” della SS. Trinità immanente ad extra. Il Nostro ha mostrato che l’essenza di Dio è sempre amore, la quale “esce” ed “entra” in relazione con gli uomini trasformandosi nella misericordia. Ad Intra, invece, fra le Persone Divine c’è uno scambio d’amore perfetto: il Padre genera, il Figlio è generato e il tutto avviene nello Spirito Santo: cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boże nadzieją ludzkości, Wrocław 1948: Misericordia Divina unica speranza per il genere umano, Cordoba 1951, pp. 78-83; Die Barmherzigkeit Gottes einzige Hoffnung des Menschengeschlechts, Altenstadt-Vorlaberg 1953, pp. 22-29.
[7] M. Sopoćko, Konferencja o Duchu Świętym [Conferenza sullo Spirito Santo], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 5(1931), p. 5: Veni Creator Spiritus, in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 7(1932), p. 2.
[8] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, pp. 19-23, 28-32.
[9]  M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 205.
[10] Cf. ibidem, p. 155: vedi  Tommaso d’aquino, In Psalmos 24 n. 7; 50 n. 1; 4-6,9; S. Th., III, q.1 a.2.  
[11] Cf. M. Sopoćko, Konferencja o Duchu Świętym, p. 156: Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III,  p. 31.