A cinque anni dall’emergenza coronavirus, il Ministero della Salute presenta una bozza rinnovata destinata a rafforzare la capacità di risposta del Paese alle minacce da virus respiratori.

Il nuovo Piano Nazionale Pandemico, scaduto dal 2023 e recentemente inviato in Conferenza Stato-Regioni, rappresenta un aggiornamento sostanziale rispetto alla precedente versione ritirata. La bozza ha subito significative “limature” su temi ritenuti sensibili dalla maggioranza di governo, evidenziando la volontà di apprendere dalle esperienze passate e di mettere in campo misure calibrate e condivise.

Pur confermando l’efficacia dei vaccini approvati – evidenziati dall’adozione dell’approccio proposto dall’OMS – il documento ribadisce che questi non possono essere considerati l’unico strumento di contrasto ai patogeni. La strategia prevede l’impiego simultaneo di vaccini e presidi terapeutici, affiancati da una campagna di comunicazione chiara e non allarmistica, volta a sensibilizzare la popolazione sui benefici e i rischi, evitando toni drammatici e forme di discriminazione.

Uno degli aspetti centrali del nuovo Piano è il rifiuto del ricorso ai Dpcm per l’adozione di misure restrittive della libertà personale. Le limitazioni potranno essere applicate solo in caso di una “pandemia di carattere eccezionale” e dovranno essere adottate attraverso leggi o atti aventi forza di legge, garantendo il rispetto dei diritti civili e sociali e il principio di proporzionalità.

Il documento prevede tre scenari di rischio, che spaziano da infezioni influenzali con patogenicità “lieve” o “moderata” fino allo scenario peggiore, associato a un coronavirus dal potenziale devastante. Le simulazioni, basate su dati indicativi e da interpretare con cautela, evidenziano la necessità di flessibilità operativa:

  • Scenario lieve: ricoveri e accessi in terapia intensiva contenuti entro cifre gestibili.
  • Scenario moderato: una maggiore pressione sul sistema sanitario, con fabbisogni significativamente aumentati.
  • Worst-case: un picco che potrebbe richiedere migliaia di posti letto e accessi in terapia intensiva, richiamando l’esperienza del picco registrato durante la pandemia da Covid-19.

Il Piano stabilisce una chiara divisione dei compiti: dalla nomina di un Commissario straordinario all’emergenza, dotato di poteri esecutivi speciali, al rafforzamento della direzione unitaria da parte del Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Tali figure saranno fondamentali per garantire un coordinamento tempestivo ed efficace, operando in sinergia con tutti gli stakeholders coinvolti.

Un aspetto cruciale affrontato nel documento riguarda la continuità dei servizi sanitari. L’esperienza del Covid-19 ha messo in luce come le misure di contenimento possano compromettere l’erogazione di prestazioni programmate. Il Piano, pertanto, prevede strategie per garantire la continuità delle prestazioni individuali e di popolazione – con particolare attenzione a screening e interventi oncologici – anche in situazioni di emergenza.

La legge di Bilancio 2025 prevede un sostegno economico significativo: 50 milioni di euro per il 2025, 150 milioni per il 2026 e un impegno annuale di 300 milioni a partire dal 2027. Queste risorse saranno destinate all’implementazione delle misure previste, assicurando che il sistema sanitario nazionale sia in grado di rispondere adeguatamente a future crisi pandemiche.

Il nuovo Piano Nazionale Pandemico si propone come uno strumento metodologico e operativo fondamentale per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie. Basato su evidenze scientifiche e guidato da principi di equità, giustizia e solidarietà, il documento intende rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale e tutelare la salute collettiva, ponendo le basi per una gestione coordinata e responsabile di eventuali future pandemie.

Con questo approccio integrato, l’Italia si prepara a fronteggiare le sfide del domani, con l’obiettivo di garantire sicurezza e continuità ai cittadini in ogni situazione di crisi.