Il 12 marzo il nuovo voto del Parlamento britannico sulla Brexit
Martedì 12 marzo, il Parlamento britannico si esprimerà, di nuovo, sul piano di uscita della Gran Bretagna dall'Ue presentato da Theresa May.
Per quel che finora è possibile conoscere al riguardo, la premier britannica non è in grado di presentare alcuna novità significativa in relazione al nodo cruciale che finora ha impedito che l'accordo venisse approvato dalla Camera dei Comuni.
Il "backstop" come clausola di garanzia per regolare i futuri scambi alla frontiera delle due Irlande, senza impedirne la chiusura, è tuttora un problema irrisolto. Alcuni funzionari di Bruxelles che si sono occupati della vicenda hanno dichiarato di non aver ricevuto dalla Gran Bretagna soluzioni alternative rispetto a quanto già pattuito.
Pertanto, il voto del Parlamento di martedì si prospetta già adesso come semplice formalità. Infatti, Nigel Dodds, leader in seconda del DUP, il partito democratico unionista dell'Irlanda del Nord che sostiene il governo di minoranza della May, e Steve Baker, membro di spicco della fazione degli euroscettici all'interno del partito conservatore, hanno già annunciato il voto contrario dei loro gruppi.
Quindi, a meno di sorprese dell'ultimo minuto, dopo che il piano della May sarà bocciato, in base alla scaletta prevista dalla stessa premier mercoledì 13 il Parlamento voterà per decidere se il Regno Unito debba comunque lasciare l'Europa senza un accordo entro il 29 marzo. Nel caso che questa ipotesi venisse respinta, giovedì i parlamentari britannici voteranno nuovamente per rimandare la Brexit.
Quale sarà l'esito della Brexit nessuno è in grado di prevederlo, tanto che tutte le opzioni in campo, a questo punto, possono essere giudicate credibili, con un accordo dell'ultimo minuto, una Brexit senza accordo, un rinvio, nuove elezioni o un altro referendum.
Ci sarebbe come ipotesi tecnica anche quella riassumibile con un "abbiamo scherzato" e continuiamo ad andare avanti come prima come se la Brexit non fosse mai esistita, ritirando il ricorso all'articolo 50 del trattato di Lisbona. Al momento tale ipotesi è stata decisamente esclusa, ma allo stato delle cose non è impossibile pensare a nuove sorprese.