L'ordinanza n. 97/2021 sull'ergastolo ostativo per delitti di mafia, depositata oggi in Cancelleria presso la Consulta, non è, per ora, un provvedimento libera tutti. È un'ordinanza che ritiene sia non conforme alla Costituzione il considerare la collaborazione l'unica via di accesso per ottenere la liberazione condizionale. In sostanza si abbandona l'assunto che la collaborazione sia segno di per sé di ravvedimento, nella consapevolezza che la mancata collaborazione possa comunque avere una rilevanza.
Premesso questo, sospende il giudizio di costituzionalità e passa la palla al legislatore dandogli un anno di tempo per disciplinare la materia. L’ordinanza - a mio parere trascurando alcuni aspetti fondamentali - ritiene che il non collaborare non significhi mantenere legami con associazioni criminali di appartenenza.
Senza collaborazione, chiaramente ove essa è possibile, non ci può essere piena rieducazione, per cui, il Parlamento dovrà disciplinare la materia tenendo conto anche di quest’ultimo aspetto. Ora occorre al più presto possibile rimodulare nuovi parametri di valutazione per la concessione della liberazione condizionale.
Il Parlamento deve stabilire quali nuovi elementi possono sostituire e/o coadiuvare la collaborazione allo scopo di accedere alla liberazione condizionale. La Consulta nell’ordinanza indica persino alcune opzioni. Suggerisce, ad esempio, l’indicazione delle ragioni della mancata collaborazione, o l'introduzione di specifiche prescrizioni che disciplinino il periodo di libertà vigilata del soggetto beneficiario. Da valutare a sostegno del ravvedimento anche le prove concrete quali il risarcimento del danno cagionato e l’inizio di un reinserimento lavorativo concreto e non solo formale.
Concordo con l’amico Maresca: “Facciamo lavorare i mafiosi ergastolani anche in attività di pubblica utilità, opportunamente vigilate, come dimostrazione di acquisito senso di restituzione e di impegno”. “Trent'anni di lavoro regolare e impegnativo ed anche i mafiosi possono immaginare di accedere a benefici premiali”.
Non è per nulla un’idea da scartare anzi penso che vada proprio in direzione delle richieste di rieducazione e di reinserimento sociale evidenziate peraltro dalla Corte. La cosa più importante in questo momento è si evitare l’inerzia parlamentare e creare immediatamente gruppi di pressione anche mediatica affinché il legislatore faccia il proprio dovere colmando le lacune in parte già indicate dalla Consulta. Si faccia presto evitando così un colpo mortale alla lotta alle mafie e realizzando ciò che Riina chiese sempre fino a prima di morire.
Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.