"Se io non voglio, tu non puoi", è lo spot per la campagna per il 25 novembre in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della Violenza sulle Donne con lo scopo di evidenziare che il consenso non è una concessione, ma è un diritto della persona.Vincenzo Musacchio, criminologo e docente negli Stati Uniti presso il RIACS di Newarkin ricordo e memoria del 25 novembre ha voluto affrontare il tema della dimensione digitale della violenza di genere, sulla vasta gamma di atti commessi online o tramite strumenti tecnologici, parte del  continuo di violenza che donne e ragazze subiscono nella sfera personale e domestica. Un fenomeno così vasto che non esiste una definizione che ne copra tutte le diverse sfumature criminogene. La violenza in rete ha caratteristiche recenti e sconosciute. Ad esempio, la questione del Revenge Porn, che consta nella distribuzione non consensuale d’immagini private e sessuali da parte di un ex partner e si estende, di fatto, anche a sconosciuti, seppure con finalità diverse (sfruttamento, estorsioni, umiliazioni, oltraggi). Oggi - ha aggiunto Musacchio - la violenza online è più pericolosa e pervasiva rispetto a quella reale e crea moti più danni alla persona con conseguenze spesso anche estreme. È necessario colmare al più presto le lacune informative e legislative relative alla diffusione e alla gravità delle violenze contro donne e ragazze in rete, anche sviluppando ricerche volte ad approfondire il tema dei fattori di rischio, al fine di attribuire priorità allo sviluppo di strumenti di misurazione e quantificazione di questi specifici reati. Ciò che differenzia la violenza contro le donne online dalle forme classiche di violenza - ha continuato il criminologo - è la riproducibilità, l’ubiquità, l’incontrollabilità della sua diffusione e la sua permanenza in rete quasi eterna. Il reato può essere ripetuto per sempre e ha ripercussioni ovunque, in qualsiasi momento. Le sue vittime sono smascherate e degradate in modo virale davanti a un pubblico di estranei, con effetti incontrollabili (invisibilità del pubblico). L’umiliazione e la sensazione di ricevere un ergastolo irreparabile, unita agli effetti di una vittimizzazione continua, ne fanno un’esperienza devastante, soprattutto per i più giovani. Dobbiamo soffermarci sulla dimensione digitale, questo tipo di violenza poiché è perpetrato principalmente sul social e gli operatori sono ritenuti non sufficientemente attivi nel contrastare il fenomeno, analogamente alle forze di polizia. Le piattaforme social affermano in modo esplicito che non tollerano abusi basati sul genere di una persona o su altre forme d’identità, ma in realtà spesso non rinforzano le regole delle loro comunità. Occorre mettere in grado gli utenti di usare misure individuali di sicurezza e di privacy, come l’accesso in rete mediante documento d’identità, il blocco, la riduzione al silenzio e il filtro per contenuti. Misure per adesso non ancora applicabili o applicabili solo in parte.