Il disastro materiale e umanitario seguito al terremoto di Marrakech, con un bilancio di perdite di vite umane che si aggrava a ogni aggiornamento, impone la fondazione di un nuovo e rinnovato multilateralismo che superi quello attuale segnato da ancora molti e troppi opportunismi egoistici nazionali. 

Il patto di cooperazione fra G20 e Unione Africana - di cui il Regno del Marocco fa parte - sancito in occasione dell'attuale summit dei 20 Grandi svolto a Nuova Delhi in India, rappresenta una indubbia buona notizia, pur nella propria tragica sincronicità con il dramma calamitoso della storica città nordafricana dell'atlante; ma proprio per questo deve spronare tutte le parti in causa a imprimere immediata concretezza a tale intesa, con un punto di svolta e di cesura rispetto al passato che parta da un approccio mondiale di tipo preventivo negli ambiti della protezione civile e sanitaria, della mitigazione dei cambiamenti climatici e delle urbanizzazioni antisismiche. 

Se viceversa a prevalere saranno ancora una volta interessi di bottega nazionale o al più di ristrette comunità di Stati come è la stessa UE, la conseguenza sarà quella di non avere fatto tesoro degli errori del passato, seguitando, da parte dei singoli Governi degli assi euro atlantico e asiatico, in una gestione soltanto emergenziale, paternalistica e neo colonialistica dei rapporti con l'Africa alla base degli odierni drammi climatici, umanitari e di spopolamento massivo. 

Lo dichiara il dottor Giuseppe Prete, cancelliere per la Woa - organizzazione mondiale degli ambasciatori per la pace - per l'Europa continentale e profondo conoscitore della multiforme realtà africana in forza di varie missioni diplomatiche personalmente svolte in passato.