Il suicidio è una sfida importante per la salute pubblica, con oltre 700.000 decessi ogni anno a livello globale. Ogni suicidio ha conseguenze sociali, emotive ed economiche di vasta portata e colpisce profondamente individui e comunità in tutto il mondo.Il tema triennale della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio per il 2024-2026 è "Cambiare la narrazione sul suicidio" con l'invito all'azione: "Avviare la conversazione". Questo tema mira a sensibilizzare sull'importanza di ridurre lo stigma e incoraggiare conversazioni aperte per prevenire i suicidi. Cambiare la narrazione sul suicidio significa trasformare il modo in cui percepiamo questo problema complesso e passare da una cultura di silenzio e stigma a una di apertura, comprensione e supporto.La chiamata all'azione incoraggia tutti ad avviare una conversazione sul suicidio e sulla prevenzione del suicidio. Ogni conversazione, non importa quanto piccola, contribuisce a una società solidale e comprensiva. Avviando queste conversazioni vitali, possiamo abbattere le barriere, aumentare la consapevolezza e creare migliori culture di supporto.Questo tema sottolinea anche la necessità di dare priorità alla prevenzione del suicidio e alla salute mentale nel processo decisionale, chiedendo un'azione governativa. Cambiare la narrazione richiede di sostenere politiche che diano priorità alla salute mentale, aumentino l'accesso alle cure e forniscano supporto a chi ne ha bisogno.La Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio (WSPD) è stata istituita nel 2003 dall'Associazione internazionale per la prevenzione del suicidio in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il 10 settembre di ogni anno mira a focalizzare l'attenzione sul problema, ridurre lo stigma e aumentare la consapevolezza tra organizzazioni, governi e pubblico, trasmettendo un messaggio unico: i suicidi sono prevenibili.

Così, l'OMS ha ricordato ieri la ricorrenza, sottolineando che il suicidio continua ad essere un grande problema di salute pubblica, che nel mondo fa circa 700mila morti e ha profonde conseguenze sia sugli individui che sulle comunità. 

In Italia, secondo l'elaborazione del servizio di Statistica dell'Istituto Superiore di Sanità sulla base dell'indagine Istat sulle cause di morte, tra i residenti di età 15 anni ed oltre, nel biennio 2020-2021, si sono suicidate 7.422 persone (3.645 nel 2020 e 3.777 nel 2021) e, tra queste, gli uomini rappresentano il 78,5%, con il pensionamento che sembra essere un evento critico.

I dati italiani “Storicamente sia per gli uomini che per le donne la mortalità per suicidio cresce con l'aumentare dell'età” spiega Monica Vichi del Servizio tecnico scientifico di statistica che conduce da anni studi su tale tematica.
Per gli uomini si evidenzia un incremento esponenziale del tasso a partire dai 70-74 anni, soglia anagrafica che coincide o segue di poco l'età al pensionamento, che si è spostata in avanti rispetto al passato. L'uscita dal mondo del lavoro è un evento particolarmente critico, soprattutto per gli uomini, in quanto comporta una riduzione dei ruoli sociali e un conseguente restringimento dell'ampiezza e densità delle reti di relazione.

Nelle donne si osserva un lieve incremento nelle fasce di età giovanili. Se si considera il contesto europeo l'Italia ha una media di 5,9 decessi ogni 100mila persone molto più bassa dei 10,2 della media Europea. 

ViolHelp, un progetto dell'Iss sulla violenza anche autodiretta, come il suicidio: le helpline possono aiutare Dal 2021 al 2023 sono stati coinvolti nello studio il Telefono Verde contro il Fumo, il Telefono Verde Alcol, il Telefono Verde Droga, il Telefono Verde Nazionale per le problematiche legate al Gioco d'Azzardo, il Telefono Verde Anti- Doping e il Telefono Verde Malattie Rare dell'Iss. Lo studio pilota ha dimostrato che le helpline possono essere un importante primo punto di contatto nell'intercettare situazioni a rischio di violenza auto ed eterodiretta attraverso una formazione adeguata degli operatori e l'uso di uno strumento atto ad individuare segnali specifici di violenza.



Fonte: OMS - Quotidiano Sanità