Esteri

In relazione alla guerra in Ucraina, perché (ad esempio) Turchia e Ungheria devono trarne vantaggio?

Vladimir Putin giovedì è nella capitale kazaka Astana per partecipare al sesto summit del CICA, forum intergovernativo costituito da circa una trentina di nazioni per lo più appartenenti ad Asia (relative al 90% del territorio) e Medio-Oriente. L'agenda di Putin prevede anche incontri bilaterali. Quello odierno con il presidente turco Erdogan era senz'altro quello più atteso, con la possibilità che si parlasse di ipotesi di dialogo tra Russia e Ucraina. Così non è stato. I due hanno parlato di energia (gas e nucleare) e commercio.

Un rapporto, quello con il presidente turco, che Putin non ha mancato di sottolineare, anche oggi, quanto sia soddisfacente in termini di risultati, "nonostante tutte le difficoltà legate alle restrizioni sanitarie e politiche", aggiungendo che tutti gli accordi raggiunti durante la visita di Erdogan a Sochi nell'agosto scorso sono in fase di attuazione.

Erdogan, a sua volta, ha detto che "Turchia e Russia unite, sono sicuro, turberanno alcuni circoli, alcuni paesi, ma siamo determinati. I nostri organi competenti, le nostre aziende, rimarranno in contatto tramite incontri reciproci... così sarà anche per i responsabili dei nostri ministeri degli esteri, dell'agricoltura, dell'energia. I loro incontri sono di grande importanza e rafforzeranno le nostre relazioni".

La Turchia è un Paese della Nato, organizzazione che fornisce armi all'Ucraina per difendersi dall'invasione della Russia. I Paesi membri della Nato, appartenenti all'Ue e non solo. applicano alla Russia pesanti sanzioni che provocano serie conseguenze anche alle loro economie. La Turchia vende droni all'Ucraina, ma non applica sanzioni alla Russia con cui continua a fare ottimi profitti. Inoltre, mentre la Nato e l'occidente condannano la guerra d'invasione della Russia, non hanno nulla da dire per quella della Turchia nei confronti dei curdi nel nord dell'Iraq.

Un'incoerenza che - in questo caso però riguarda soprattutto l'Ue - si riscontra anche per l'Ungheria di Orban che oggi, come riporta la Tass, ha definito un accordo con Gazprom per differire i pagamenti per il gas russo, in base ai colloqui intercorsi tra il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto e l'amministratore delegato di Gazprom, Alexey Miller. 

Szijjarto ha dichiarato anche che le forniture di gas russo all'Ungheria saranno reindirizzate dalla rotta occidentale alla rotta meridionale attraverso il gasdotto TurkStream.

"Oggi abbiamo concordato che il gas russo che inizialmente era diretto in Ungheria attraverso le rotte settentrionali, sarà reindirizzato alla rotta meridionale, quindi nel prossimo futuro l'Ungheria riceverà gas quotidianamente e possiamo essere certi che non ci saranno restrizioni per l'uso di gas naturale in Ungheria", ha affermato.

Szijjarto ha poi aggiunto che l'Ungheria non consentirà nuove sanzioni contro la Russia nel settore energetico. "Dall'Ungheria non ci saranno restrizioni sull'uso del gas naturale", ha assicurato il ministro. Il ministro ha dichiarato che l'Ungheria non sosterrà l'introduzione di un tetto massimo per il prezzo del gas russo, poiché un tale passo rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza energetica dell'Europa.

Mettendo insieme "solo" quello che riguarda le posizioni di Turchia e Ungheria nei confronti della Russia, senza neppure citare le posizioni di Kiev nelle relazioni con quelle due nazioni, risulta evidente quanto siano complicate e incoerenti le relazioni internazionali, e ancor più in caso di di una guerra.

Però, nel caso di una guerra, perché alcuni Paesi che appartengono ad una coalizione traggono vantaggi dalla guerra in atto, mentre altri ne ricavano solo danni? Perché, ad esempio, i Paesi di una coalizione dovrebbero continuare a fare favori a Ungheria e Turchia? È una domanda che nessuno sembra essersi posto finora... quindi non vi è risposta.

Ma la questione è più che aperta.

Autore Marco Cantone
Categoria Esteri
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