Il piano ItaliAfrica, la propaganda Meloni alle spalle di Enrico Mattei
Istruzione e formazione: gli interventi si prefiggono di promuovere la formazione e l'aggiornamento dei docenti, l'adeguamento dei curricula, l'avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani e sfruttando il ‘modello' italiano delle piccole e medie imprese.Agricoltura: gli interventi saranno finalizzati a diminuire i tassi di malnutrizione; favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari; sostenere lo sviluppo dei bio-carburanti non fossili. In questo quadro si ritengono fondamentali lo sviluppo dell'agricoltura familiare, la salvaguardia del patrimonio forestale e il contrasto e l'adattamento ai cambiamenti climatici tramite un'agricoltura integrata.Salute: gli interventi puntano a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l'accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili; a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione; sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.Energia: l'obiettivo strategico è rendere l'Italia un hub energetico, un vero e proprio ponte tra l'Europa e l'Africa. Gli interventi avranno al centro il nesso clima-energia, punteranno a rafforzare l'efficienza energetica e l'impiego di energie rinnovabili, con azioni volte ad accelerare la transizione dei sistemi elettrici, in particolare per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e le infrastrutture di trasmissione e distribuzione. Il piano prevede, inoltre, lo sviluppo in loco di tecnologie applicate all'energia anche attraverso l'istituzione di centri di innovazione, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali e sostenere così l'occupazione e la valorizzazione del capitale umano.Acqua: gli interventi riguarderanno la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici; la manutenzione dei punti d'acqua preesistenti; gli investimenti sulle reti di distribuzione; e le attività di sensibilizzazione circa l'utilizzo dell'acqua pulita e potabile.Tutti questi pilastri sono interconnessi tra loro con gli interventi sulle infrastrutture, generali e specifiche in ogni ambito.
I pilastri interconnessi tra loro sopra menzionati sono quelli riassunti da Giorgia Meloni e relativi al cosiddetto piano Mattei, per presentare il quale la premier ha convocato a Roma per un paio di giorni alcune decine di politici africani in rappresentanza dei vari Stati del Continente.
Che cosa ha voluto far loro sapere?
L'avvio di "una cooperazione da pari a pari, lontana da qualsiasi tentazione predatoria - ma anche da quell'impostazione “caritatevole” - nell'approccio con l'Africa .... [grazie ad un] un ambizioso programma di interventi che sia capace di aiutare il Continente a crescere e prosperare partendo dalle sue immense risorse", tramite il piano Mattei di cui i pilastri precedenti sono le fondamenta..
Non sapendo cosa poter fare in concreto - ed è logico che sia così visto il suo background - Meloni si è inventata che "il Piano è pensato come una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione dei singoli progetti", in pratica delle scatole vuote che i politici africani sono chiamati a riempire.
Ma ci sono anche, da parte dell'Italia alcuni progetti pilota su cui il governo Meloni "sta lavorando", cioè un breve elenco di buoni propositi ancora saldamente ancorati sulla carta e molto al di là dal potersi concretizzare, visto che il piano Mattei è stato finanziato con 5,5 miliardi di euro... di cui 3 provengono dal fondo per il clima (!!!) e 2,5 miliardi dal fondo per la cooperazione (in tal modo prosciugato), in sostanza il nulla che è pure stato tolto da altre iniziative, che non si sa bene perché avrebbero dovuto riguardare la sola l'Africa.
Poi Meloni spera che le banche istituzionali, compresa Cassa Depositi e Prestiti, facciano il resto, senza dimenticare l'impresa privata, cioè l'Eni.
Perché proprio l'Eni? Perché nella fantasia tolkeniana della premier della Garbatella, l'Italia, grazie a lei e al piano Mattei, dovrebbe diventare l'hub naturale di approvvigionamento energetico per l'intera Europa.
"È un obiettivo - sostiene Meloni - che possiamo raggiungere se usiamo l'energia come chiave di sviluppo per tutti. L'interesse che persegue l'Italia è aiutare le Nazioni africane interessate a produrre energia sufficiente alle proprie esigenze e ad esportare in Europa la parte in eccesso, mettendo insieme due necessità. Quella africana di sviluppare questa produzione e generare ricchezza, e quella europea di garantirsi nuove rotte di fornitura energetica".
E secondo la premier l'Africa e il resto del mondo erano in attesa di Meloni, con sorelle e cognati, per scambiare le risorse energetiche del continente con piani di sviluppo locali?
Che cos'è in realtà questo piano? Una inutile messinscena che serve a Meloni per farsi propaganda anche in vista della campagna elettorale per le prossime europee, come dimostra l'appoggio al piano dell'attuale presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che cerca in Europa tutte le possibili e immaginabili alleanze a sostegno della sua ricandidatura. Eletta da una maggioranza di centrosinistra, la von der Leyen, tramite Meloni, cerca di potersi garantire la rielezione anche nel caso, a giugno, al Parlamento europeo si imponga una maggioranza di centrodestra.
Ovviamente, non è che aiutare l'Africa, "tutta" l'Africa sia sbagliato e ancor di più aiutarla in maniera intelligente. Ma per farlo non può esser certo la minuscola Italia che per annunciare futuri progetti ha dovuto toglier soldi da altre voci del proprio misero bilancio per destinarli al fantomatico piano Mattei, in modo da garantirgli un minimo di credibilità. Oltretutto, gli altri Paesi dell'Ue dovrebbero aiutare l'Italia a diventare un hub di distribuzione dell'energia... da cui dipendere!
Meloni ha licenziato a dicembre una manovra finanziaria a debito, senza che vi sia indicato un piano di sviluppo per il Paese, dopo aver detto sì ad un nuovo patto di stabilità che graverà le prossime leggi di bilancio, ogni anno, di diversi miliardi di passivo. E adesso che fa? Propaganda ipotetici piani di sviluppo... per l'Africa.
E per questo dovremo pure prenderla sul serio!