Processo Open Arms: le testimonianze di Conte, Lamorgese e Di Maio non aiutano Salvini
"Oggi sono per l'ennesima volta a Palermo, nell'Aula Bunker dell'Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l'Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge".
Con il solito ritornello, il solito Matteo Salvini ha introdotto la nuova udienza che si è tenuta questo venerdì a Palermo per i 147 migranti da lui trattenuti per giorni a bordo della Open Arms.
Nell'udienza odierna, sono stati ascoltati come testimoni Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese che hanno ricoperto incarichi istituzionali relativi alla gestione dei flussi migratori durante e dopo la vicenda per cui Salvini è stato rinviato a giudizio.
Queste alcune delle dichiarazioni dell'allora premier Giuseppe Conte:
"Le persone fragili non era giustificato trattenerle. Le altre potevano essere trattenute per qualche giorno, ma non ho mai detto che si doveva prima raggiungere l'accordo di redistribuzione e solo dopo era possibile concedere il porto sicuro. ... Non ricordo neppure – ha aggiunto Conte – che qualcuno mi abbia parlato di possibili accordi tra la Open Arms e gli scafisti alla guida dei barconi soccorsi.Ricordo di avere scritto due volte al ministro Salvini. La prima volta dissi che non si potevano respingere i minori. La seconda, invece, che c'erano sei paesi europei che avevano confermato la disponibilità alla redistribuzione dei migranti dell'Open Arms. Non ero d'accordo con lui e il clima era incandescente. ... In una lettera del 16 agosto rassicuravo Salvini di aver ottenuto la redistribuzione dei profughi soccorsi dalla ong da ben sei paesi. ...Con il successore di Salvini, la ministra Lamorgese nel mio secondo governo, decisi che il problema dei migranti non doveva essere politicizzato. Abbiamo cercato di gestire con buonsenso la situazione legata ai migranti".
Una versione confermata dalla stessa Lamorgese.
"Noi abbiamo messo sempre in primo piano il salvataggio delle persone. ... La condotta del comandante dell'imbarcazione intervenuta in soccorso dei profughi non incideva sulla concessione del porto sicuro e poi le ong durante il mio dicastero non hanno mai violato le regole entrando nelle acque territoriali prima della concessione del pos. Eventuali irregolarità potevano riguardare il mancato rispetto della filiera nella comunicazione dei salvataggi, non altro. ...Durante la mia permanenza alla guida del Viminale i tempi di attesa del per il PoS per le navi delle ong era di media 2 o 3 giorni. Si arrivava a 7-8 solo se c'era da concordare la redistribuzione con altri paesi".
All'udienza di oggi era anche presente Luigi Di Maio.
"Non capivamo perché si dovesse rifiutare i PoS - ha detto l'ex ministro - sapendo che c'erano paesi europei pronti ad accogliere i migranti. L'unico motivo era che la sua negazione fosse solo una mossa per aumentare il consenso in campagna elettorale. ...Non ci furono mai riunioni informali o formali prima della concessione del PoS, in alcuni casi le riunioni informali si tennero dopo il rifiuto del porto sicuro che venivamo a sapere dai media. ... Il rilascio del PoS non era subordinato alla redistribuzione dei migranti. Non c'era nessun automatismo politico. ... Sempre stati d'accordo sul fatto che le navi Ong dovessero sensibilizzare i paesi di cui battevano bandiera sulla partecipazione alla redistribuzione".
Ala fine dell'udienza, l'avvocata di Salvini e senatrice della Lega, Giulia Bongiorno, ha dichiarato che è già pronta e sarà depositata lunedì in sei procure della Repubblica una denuncia, con riferimento alle rivelazioni sul sommergibile Venuti della Marina che nell'agosto 2019 aveva ripreso, fotografato e registrato l'attività della ong spagnola, senza che l'importante informativa fosse inserita nei fascicoli valutati dalla magistratura e in particolare da Tar e procure e senza che potesse essere visionata dal Parlamento.
"Nella prossima udienza affronteremo quanto emerso nella precedente. Ovvero delle registrazioni che erano state fatte da un sommergibile che faceva capo al ministero della Difesa. Ci saranno dei testimoni che evidenzieranno queste condotte che ritenevano anomale. Lunedì depositerò in sei procure una denuncia. Ritengo che in un processo che si sta verificando se era corretto o meno il provvedimento del ministero Salvini di vietare l’ingresso perché si riteneva l’ong come avente a bordo dei potenziali soggetti che potessero commettere dei reati. Ritengo evidente con questa denuncia che i sospetti di cui ha sempre parlato Salvini non erano inventati ma che erano già stata evidenziati in una serie di riunioni. E riteniamo grave inoltre che questi sospetti erano stati condensati con una informativa che non è stata approfondita. Come mai non sono stati approfonditi? Come mai il Tar che doveva valutare la condotta dell’Ong non ha avuto modo di vedere questa informativa?"
Nonostante le acrobazie eristiche messe in campo a tutela del proprio cliente da parte dell'avvocata Bongiorno - fatto assolutamente logico e comprensibile - qualunque giustificazione difensiva a supporto di Salvini, almeno da un punto di vista politico, è però già stata smentita dall'attuale premier Giorgia Meloni che ha ampiamente e ripetutamente spiegato che tenere dei naufraghi per giorni a bordo di una nave non è sicuro e che questi devono sbarcati il prima possibile (sul dove è invece un'altra questione). In pratica, l'esatto contrario di ciò che ha fatto Salvini.