"Per chi come tanti di noi lo ha vissuto, è difficile spiegare l'importanza che il Partito Comunista Italiano ha avuto per la nostra storia personale e per questo Paese. Fondato il 21 gennaio 1921, fu motore per le lotte sindacali, arma di dissenso imprescindibile contro il fascismo, sopravvisse alla guerra e con la democrazia cristiana fu protagonista di tutta la Prima Repubblica. Per decenni ha rappresentato le istanze e i bisogni dei più fragili, dei lavoratori, delle donne, degli operai.Per decenni è stato guidato da uomini dal profondo senso dello stato, dalla vasta cultura politica. Uomini onesti, capaci di leggere il mondo con lucidità rara. Certo nella sua lunga storia non sono mancati errori, sbagli, momenti controversi, scontri interni e rigidità ideologiche.Ma un secolo dopo, quelle istanze, quelle riflessioni, quei principi sono ancora di una modernità impressionante. E se forse quel PCI non esiste più, esistono ancora quegli ideali di uguaglianza, libertà, democrazia, riformismo che ogni giorno abbiamo il dovere di promuovere e perseguire".

E poi arrivò Matteo Renzi...con un po' di ritardo, è vero, a promuovere e perseguire quegli ideali. 

E in che altro modo, se non per l'appunto ricorrendo ad una quasi grottesca ironia, si potrebbe altrimenti commentare il "pensierino" di cui sopra, scritto dall'ex-ministra Teresa Bellanova per i 100 anni dalla nascita del PCI?

Ma la Bellonava si rende conto di quello che scrive? Probabilmente sì, ma forse - come il suo capo - pensa che a coloro cui si rivolge si possa raccontare di tutto, come dimostra l'elenco dei motivi della crisi di governo illustrati da Italia Viva.

Già, ma quali sono allora i motivi veri che hanno spinto Renzi a far cadere il governo Conte? Quasi certamente è uno soltanto: scompaginare.

Mai giocato a Shangai? Per Renzi, servire il Paese all'interno delle istituzioni, significa stare alla ribalta, poter avere la visibilità minima necessaria, quella che il suo pantagruelico egocentrismo interpreta solo in un modo: comandare. Se si accorge di non poter comandare o almeno di non poter almeno apparire in una posizione di comando di fronte all'opinione pubblica, allora l'unica cosa che gli resta da fare (naturalmente secondo il vangelo di Matteo... Renzi) è buttare tutto all'aria, cioè "guastare l'ordine e l'equilibrio, rovinare o turbare la struttura di un insieme armonico e funzionale di parti diverse": per l'appunto, scompaginare. 

Proprio come nello Shangai, quando si lasciano cadere i bastoncini sul tavolo, l'uno sull'altro: tutto può succedere, chiunque può vincere.

Renzi e i suoi parlamentari sono riusciti a creare il caos. Adesso sperano di riportare l'ordine, cercando di uscirne ottenendo più di quanto avevano in precedenza.

Quella di Italia Viva, considerato il momento, è una partita giocata sulla pelle di molti italiani, ma anche sulla pelle degli stessi renziani, che hanno scommesso tutto sul fatto che nella situazione attuale Mattarella non manderà gli italiani a votare. 

Nonostante la fiducia ottenuta, a meno di sorprese (leggi cambi di casacca) nei prossimi giorni, Conte non ha i numeri per poter stare tranquillo al Senato e in ogni momento rischia di andare sotto, come potrebbe accadere già la prossima settimana, quando a Palazzo Madama si voterà la relazione annuale sullo stato della Giustizia del ministro Alfonso Bonafede.

A che cosa mira Renzi? Ad un governo di unità nazionale con dentro gli estremisti dello schieramento di destra-centro. Ma Renzi non ha detto che con i sovranisti non farà mai un governo? Infatti, ma lo ha spiegato Nobili - una delle tante stampelle di Renzi - come allearsi con Meloni e Salvini:

"Noi non siamo disposti a far parte di un governo di centrodestra ma siamo disposti a sostenere un governo per la ricostruzione del paese, senza concessioni al sovranismo". 

Basta che i diversamente democratici Salvini e Meloni mettano in secondo piano il fatto di voler scimmiottare Trump e Orban ed un governo con loro è possibile farlo. D'altronde, nessuno vuole andare al voto con oltre 300 seggi in meno e il rischio di perdere 15mila euro al mese... di questi tempi!

Renzi conta su questo confidando di trovare una sponda nel Pd, cosa che gli consentirebbe di prendere i classici due piccioni con una fava. Infatti, se i dem fossero talmente sprovveduti da accettare di far parte, in nome della solita "responsabilità" (ormai il loro programma è riassumibile solo con quel termine... da anni), di un governo con Lega e Fdi scomparirebbero alle prossime elezioni. E questa sarebbe una doppia vittoria per Renzi.

Quindi, come è facile intuire, la partita relativa alla crisi di governo è tutt'altro che conclusa. Siamo solo all'intervallo e nei prossimi giorni inizierà il secondo tempo. Probabilmente si giocheranno pure i supplementari con il tentativo di formare un nuovo esecutivo. 

Per la cronaca, a causa del terrore di perdere il seggio, non sono esclusi neppure ribaltoni nel gruppo dei renziani. Tutto dipenderà dalla responsabilità del Pd: se sarà reale nei confronti del Paese o nei confronti del tirare a campare.