Da oltre 12 anni Diego Giancristofaro si è specializzato nel riciclaggio dei materiali ottenuti dopo la demolizione delle vetture e dei rifiuti non pericolosi in genere. 

Sembra una favola di Natale, invece è un nuovo business e il percorso è stato duro e articolato.

«Dal 2005 a oggi abbiamo investito nel progetto 8 milioni, ma questo business offre grandi prospettive» dice Giancristofaro, oggi presidente e amministratore delegato della società.«A regime, un impianto e’ in grado di trattare circa 180 mila tonnellate di materiale, ma la produzione annua di “carfluff” in Italia supera ormai le 500 mila tonnellate. Sarebbe un errore fermarsi ....».

Quello di Giancristofaro è un business sicuro. Non a caso la sua idea d’impresa ha vinto l’Oscar tecnologico 2006 ed il premio Dematté nel 2008.

Paraurti e vetri. Il circuito dello smaltimento delle automobili è complesso: gli sfasciacarrozze asportano parti visibili come paraurti, vetri e specchietti, quindi pressano la carcassa.

I frantumatori prelevano altre parti metalliche e quel che resta è il «carfluff»: un ammasso di metalli, plastiche e fibre tessili pari al 30% del peso iniziale di un’auto.

«Io vengo pagato per il conferimento di questi residui industriali» continua Giancristofaro «ma ottengo un ulteriore guadagno separando e rivendendo metalli e plastiche».
L’innovativa soluzione meccanica messa a punto consente infatti di separare i materiali metallici di scarto e quindi di salvare le plastiche attraverso un processo di flottazione ad acqua. «Recupero circa l’80% del materiale e quel che resta sono inerti che si possono smaltire in discarica».
L’intero processo avviene a freddo e senza combustione o agenti chimici.

L’idea di Giancristofaro nasce in Germania, dall’osservazione dello smaltimento e del recupero dei metalli nobili dalle schede dei computer. Il resto lo hanno fatto la sua passione e il Parlamento europeo, che nel 2005 ha vietato di versare il «carfluff» in discarica. «Paesi come l’Austria e la Germania si sono subito adeguati, l’Italia invece ha vissuto di proroghe, collezionando procedure di infrazione».Giancristofaro ha studiato e fatto esperienza nei consorzi nazionali per i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, sino a mettere a punto il suo progetto d’impresa. Ma la battaglia più difficile è stata quella per conservare la maggioranza» conclude Giancristofaro. «tutti gli altri cui mi ero rivolto erano stati chiari: a me sarebbe rimasto soltanto il 25%. Dopo dieci anni di tenaci e solitarie ricerche, non ero disposto a cedere».