Così, sabato, si è espresso il vicepremier Luigi Di Maio a Torino, durante la presentazione della "Casa delle tecnologie emergenti" sulla guerra civile in Libia.

"Lavoriamo come squadra anche sulla Libia". Così Luigi Di Maio ha introdotto il tema Libia, spiegando però, subito dopo, che "non serve che un ministro prenda iniziative e sondi altri Paesi europei, quello degli Esteri e al massimo quello della Difesa hanno le competenze e le prerogative per affrontare il dossier.

Lavoriamo in modo compatto, perché almeno il tema libico non entri in campagna elettorale ma faccia parte dell'azione sinergica e compatta di questo Governo".

Ogni riferimento al ministro dell'Interno Salvini era assolutamente voluto e cercato. Un tema, quello libico, che interessa a Salvini, non tanto per motivi di politica estera o per problemi legati alle riserve di petrolio e gas presenti in quel Paese con cui l'Eni ha avuto finora rapporti privilegiati, ma in funzione della propaganda anti-migranti che non prevede, in nessun caso, qualsiasi tipo di accoglienza in Italia.

Ma per la ministra delle Difesa Trenta "la situazione in Libia sta sempre più precipitando, con ricadute drammatiche sul piano umanitario e possibili esodi di massa da un Paese in preda al caos armato".

Ed, ancora più chiaramente, ha espresso tale concetto all'Agi il portavoce della Guardia costiera libica, Ayoub Qassem: "Allo stato attuale nessuno può garantire la piena operatività dei soccorsi in mare dalla Libia.

Noi continueremo a lavorare per soccorrere le persone, in base alle condizioni in cui ci troviamo e in base alle nostre possibilità per assicurare la sovranità del Paese sul mare. E' ovvio che in questa situazione sono diversi gli ostacoli al nostro lavoro".

Ma nel caso che la guerra civile in Libia possa ulteriormente aggravarsi, lo stesso Di Maio ha fatto intendere che, per forza di cose, l'Italia sarebbe costretta ad accogliere i migranti in arrivo dal nord dell'Africa per motivi umanitari.

Ma il vice premier leghista non è per nulla di questo avviso e non condivide il "gioco di squadra governativo" di cui parlava Di Maio.

"Non cambia nulla sulle politiche migratorie per l'Italia - ha dichiarato Salvini. - In Italia si arriva con il permesso, coloro che scappano dalla guerra arrivano in aereo come stanno facendo. Ma i barchini, i gommoni o i pedalò in Italia, nei porti italiani non arrivano.

Stiamo lavorando perché in Libia le cose non peggiorino, speriamo che tutti i Paesi occidentali facciano lo stesso e non ci sia qualcuno che come in Passato giochi alla guerra per motivi economici, in passato la Francia lo fece e spero non stia rifacendo lo stesso scherzetto perché poi ne pagano le conseguenze".

E questo è il primo esempio sulla compattezza del Governo gialloverde registrato sabato.