Con non poca - ma ben motivata - enfasi, l'organo ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba ha pubblicato la notizia che una seconda brigata medica è giunta in Italia per offrire aiuto al nostro Paese nella lotta alla pandemia da coronavirus.

Mentre la prima svolge da settimane la sua opera in Lombardia, la seconda brigata, formata da 21 medici, 16 infermieri e un coordinatore logistico, è arrivata a Torino e opererà in Piemonte... senza chiedere niente in cambio, perché la solidarietà non si paga.

In questo momento, sono già 20 le brigate Henry Reeve (425 medici, 722 infermieri, 50 tecnici) inviate da Cuba in diversi Paesi del mondo per contrastare il contagio da Covid-19. 

La piccola e povera Cuba offre un supporto disinteressato alle altre nazioni, mentre da decenni è sottoposta ad un blocco commerciale da parte del "democraticissimo e umanissimo" governo degli Stati Uniti.

Non solo, come ha ricordato alcuni giorni fa Carlos Pereira, ambasciatore di Cuba in Cina, l'Avianca Airlines avrebbe rifiutato di far proseguire verso Cuba una spedizione di aiuti inviata dalla Fondazione Jack Ma (Alibaba), contenente mascherine, kit diagnostici, guanti e ventilatori, perché il suo principale azionista è una società americana e non vuole correre il rischio di incorrere in sanzioni, nonostante dall'embargo siano esclusi cibo e medicinali. 

Cuba dispone di nove medici per ogni mille abitanti e il prossimo luglio si laureeranno altri 9mila medici. Sono invece 84mila gli infermieri, mentre 34mila giovani studiano per diventarlo. Il sistema sanitario a Cuba è gratuito... anche per gli stranieri che la visitano nel caso avessero necessità di cure mediche.