Nella catechesi del mercoledì, nella settimana di Natale, Papa Francesco ha parlato della Speranza, affidando ad essa il senso di questa festa: «Dio adempie la promessa facendosi uomo; non abbandona il suo popolo, si avvicina fino a spogliarsi della sua divinità. In tal modo Dio dimostra la sua fedeltà e inaugura un Regno nuovo, che dona una nuova speranza all’umanità. E qual è questa speranza? La vita eterna. [...]

La speranza cristiana si esprime nella lode e nel ringraziamento a Dio, che ha inaugurato il suo Regno di amore, di giustizia e di pace. [...]

Sarà veramente una festa se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio depone nei solchi della nostra storia personale e comunitaria. Ogni "sì" a Gesù che viene è un germoglio di speranza.»

Il Natale è una festa cristiana o la festa cristiana per eccellenza, condivisa e apprezzata da tutti, anche da chi cristiano non è, per aspetti che di cristiano poco o nulla hanno a che vedere, dal commercio, ai pranzi, alle vacanze...

Inutile pretendere da chi non crede che possa festeggiare e condividere il Natale dal punto di vista di ciò che è e rappresenta per il credente. Però, non è impossibile pretendere che chiunque non riconosca l'esistenza di quello che è definito Spirito Natalizio.

Una sorta di stato di grazia per cui la gente, almeno per un giorno, si sente o fa finta di essere diversa da come in realtà è il resto dell'anno. Diversa in relazione a buoni sentimenti, misericordia, sopportazione, generosità, felicità e qualsiasi altra cosa possa far parte ed alimentare il cosiddetto spirito natalizio.

Su queste basi, forse, si può condividere anche una speranza con chi credente non è. Una speranza molto semplice: che possa essere Natale anche per tutti gli altri giorni dell'anno.

Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno, scriveva Charles Dickens. È l'augurio di una speranza che può valere per tutti.