Di fronte a problematiche in un mercato sempre più digitalizzato, è necessario affidarsi anche all’inversione della prospettiva, il cosiddetto pensiero laterale.

Presso Start Cube, incubatore d’impresa per startup, il dott. Massimo Bustreo, Personal & Business Coach e professore presso l’università IULM, ha condotto l’incontro “Think outside the box - fuori dallo schema di pensiero tradizionale per trovare nuove soluzioni”. E lo staff di dEDIcated non si è perso l’occasione per partecipare.

Al termine dell’iniziativa è molto frequente porsi questa domanda:

Durante l’attività lavorativa domina la deduzione logica o quella creativa?

Schemi di deduzione troppo logici rischiano di condurre il lavoratore in circoli viziosi senza soluzione. In merito, lo psicologo maltese Edward De Bono ha fornito delle alternative tanto anticonformiste quanto efficaci.

Il pensiero verticale si basa su una verticalità di ragionamento dal punto A al punto B, mentre secondo De Bono sarebbe necessario osservare il problema da un’altra angolazione. Questo nuovo punto di vista corrisponde al pensiero laterale che richiede neutralità nell’osservazione della problematica per forzare la mente ad evitare le scorciatoie quotidiane.

In un panorama progressivamente digitalizzato questo atteggiamento assume la funzione di potenziale rivoluzionatore delle logiche scontate grazie alla creatività, quale catalizzatrice di intuizioni e di nuovi percorsi di pensiero. Dunque, se A è il punto di partenza e B la meta, è possibile procedere a ritroso per trovare la soluzione.

Il pensiero verticale è selettivo in quanto si blocca, ove non ci siano linee guida da seguire per proseguire in modo analitico e consequenziale. Presuppone la correttezza di ogni passaggio ed esclude tutti i fattori irrilevanti in base alle classificazioni di riferimento. Solitamente questo atteggiamento segue i percorsi più credibili e non si affida alle probabilità.

Al contrario, il pensiero laterale è produttivo, in quanto finalizzato a generare un orientamento. Non dipende da un processo consequenziale e prevede anche l’eventualità di sbagliare. Ogni aspetto del percorso di riflessione è un’intuizione utile a trovare la soluzione e molto spesso rappresenta una probabilità casuale.

Come approcciarsi al pensiero laterale? L’unica soluzione è liberarsi dagli schemi e abbandonare i pregiudizi con immaginazione. Quest’ultima frammenta il problema e presenta un numero incalcolabile di metodi per ottenere più opzioni a disposizione.

Il metodo dei sei cappelli

Edward De Bono ha creato la metodologia dei sei cappelli, chiaro esempio delle modalità di pensiero utilizzate dai lavoratori per risolvere un problema. Ciascun cappello rappresenta un processo mentale ampiamente usato come il pensiero logico, creativo ed emotivo.

Indossare uno dei sei cappelli significa orientare il proprio pensiero in un’unica direzione, dato che molto spesso un atteggiamento tende a dominare su tutti gli altri, ove svolgiamo differenti operazioni contemporaneamente.

Il metodo può essere applicato a gruppi di persone che cercano di sviluppare idee o risolvere un conflitto. È molto adatto a ruoli professionali quali dirigenti, coordinatori e collaboratori durante riunioni o gruppi di lavoro. Queste circostanze sono molto produttive nel momento in cui ogni individuo pensa in un certo modo.

I sei cappelli sono i seguenti:

- bianco indica la razionalità, sinonimo di neutralità, dati, numeri, fatti e informazioni;

- rosso denota emotività, sensazioni e intuizioni;

- nero è il pessimismo;

- giallo è l’ottimismo;

- verde indica la creatività sotto molteplici aspetti come la fantasia, l’immaginazione e le nuove idee;

- infine, blu significa controllo, supervisione e direzione.

 

Dunque, quale cappello indosseresti?

Rifletti sul tuo modus operandi e analizza come poter sfruttare le tue skills digitali e creative in un mondo sempre più digitalizzato che necessita di adottare il pensiero laterale.