Cronaca

Ecco perché la condanna di Mimmo Lucano a oltre 13 anni di carcere è incomprensibile

Due le considerazioni da fare sulla vicenda di Mimmo Lucano. Una riguarda l'aspetto umano o umanitario, l'altro quello pratico e legale.

Partiamo dal primo, riportando le parole di Luigi de Magistris:

"Per me Mimmo Lucano è un uomo giusto, un simbolo di umanità e di fratellanza universale. Non si è mai girato dall'altra parte di fronte alla richiesta di vita di esseri umani diversi.Conoscevo #Riace prima di Lucano ed era un borgo desertificato, con Lucano era divenuto un Paese ricco di energie, di economia circolare e di comunità viva. Con il “post Lucano” nuovamente abbandono e spopolamento.Per me Mimmo è l'antitesi del crimine. Non è certo un cultore del diritto amministrativo, avrà pure commesso delle irregolarità ed illegittimità, ma sono convinto che alla fine del suo calvario verrà assolto perché ha agito per il bene e mai per il male. Si deve avere fiducia nella magistratura e nella presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.Certo, in una terra in cui pezzi significativi di politica e pezzi deviati delle istituzioni si sono mangiati tutto, tanto che mancano i diritti all'acqua, allo smaltimento dei rifiuti, alla depurazione, alla sanità pubblica e alla cura delle persone, al lavoro, alle infrastrutture materiali e digitali, alla mobilità, ai finanziamenti per lo sviluppo, alla cura delle fragilità e all'istruzione, con una emigrazione giovanile impressionante, vedere che il problema di questa regione sul piano giudiziario è Mimmo Lucano fa male al cuore e alla testa. Ma la storia dell'umanità insegna che non sempre la giustizia coincide con la legalità.Mimmo non devi mollare perché sei un uomo buono e giusto e il popolo ti vuole bene".

Adesso, occupiamoci dell'altro aspetto, quello pratico e legale. Molti commentano la sentenza nei confronti di Mimmo Lucano come giusta e dovuta perché, secondo loro, l'ex sindaco di Riace avrebbe favorito l'immigrazione clandestina celebrando matrimoni di convenienza, avrebbe affidato lavori del Comune senza appalto a cooperative di migranti per cercare di aiutarli ed altre cose del genere... e per questo sarebbe colpevole. Ma è proprio così? 

Costoro, e sono i più, si dimenticano (o non sanno) che nel 2019 la Cassazione si era espressa sull'operato degli inquirenti in relazione all'inchiesta che riguardava Lucano in questi termini:

"Mancano indizi di «comportamenti» fraudolenti che Domenico Lucano, il sindaco sospeso di Riace, avrebbe «materialmente posto in essere» per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con «collegialità» e con i «prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato».  [...]Rileva inoltre la Cassazione che non solo non sono provate le «opacità» che avrebbero caratterizzato l'azione di Lucano per l'affidamento di questi servizi alle cooperative L'Aquilone e Ecoriace, ma è la legge che consente «l'affidamento diretto di appalti» in favore delle cooperative sociali «finalizzate all'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate» a condizione che gli importi del servizio siano «inferiori alla soglia comunitaria».Per questo il riesame deve rivalutare il quadro per sostenere l'illiceità degli affidi. Invece, per gli “ermellini”, ci sono gli elementi di «gravità indiziaria» del fatto che Lucano si sia dato da fare per favorire la permanenza in Italia della sua compagna Lemlem. Ma a questo riguardo, bisogna considerare «la relazione affettiva» che intercorre tra i due e lo stato di incensurato di Lucano prima di decidere nuovamente per il mantenimento del divieto di dimora. Per la Cassazione, Lucano ha cercato di aiutare solo Lemlem «tenuto conto del fatto» che il richiamo a «presunti matrimoni di comodo» che sarebbero stati «favoriti» dal sindaco, tra immigrati e concittadini, «poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare»." (fonte il Sole 24 ore)

In seguito a ciò, Lucano era potuto tornare a Riace. Ma nonostante tali assunti il Gup del Tribunale di Locri, Amelia Monteleone,  decise di rinviare a giudizio Mimmo Lucano, nonostante anche il Gip Domenico Di Croce avesse smontato gran parte delle accuse formulate dalla Procura, per la quale Lucano avrebbe promosso una associazione a delinquere, allo scopo di catalizzare fondi destinati al finanziamento dei centri Sprar, Msna e Cas per farli arrivare ad associazioni a lui vicine, come Città Futura.

Per il gip, buona parte dell'indagine - che riguarda fatti avvenuti tra il 2014 e il 2017 - era basata su congetture, errori procedurali e inesattezze. Secondo il giudice, infatti, le ipotesi sui servizi di accoglienza erano così «vaghe e generiche» da rendere il capo d'imputazione «inidoneo a rappresentare una contestazione».

Non solo. Anche per l'accusa di truffa aggravata, il Gip aveva ritenuto che il contenuto delle intercettazioni «lascia trasparire una modalità quanto meno opaca delle somme destinate agli operatori privati», oltre al fatto che gli inquirenti «sembrano incorsi in un errore tanto grossolano da pregiudicare irrimediabilmente la validità dell'assunto accusatorio», tanto che, secondo quanto da lui ricostruito, gli inquirenti avevano individuato l'ingiusto profitto nel totale delle somme incassate dalle cooperative, quando invece andava individuato nella differenza tra il totale e le spese realmente sostenute!

Ora, con tali premesse, era già incomprensibile il rinvio a giudizio e, a conclusione del processo, poco credibile la richiesta di condanna a oltre 7 anni di reclusione. Quindi, chiunque definisca, assurda, lunare, insensata, paradossale e altro la condanna a 13 anni inflitta a Lucano ha più che buoni motivi per avere dubbi sull'operato dei giudici che l'hanno decisa.

Autore Egidio Marinozzi
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