"Tengo famiglia", la scusa nazionale
E’ esploso in questi giorni il caso dell’ufficiale della Marina Militare Walter Biot che ha passato documenti Top Secret ai russi.
Come in un vecchio film di spionaggio il signore in questione ha ripreso con lo smartphone documenti segreti a funzionari dell’ambasciata sovietica.
Certo che se avesse visto qualche film in più avrebbe dovuto capire immediatamente che aprire dei file secretati comporta subito un alert alla sicurezza, per comprendere chi li ha aperti e se aveva interessi lavorativi legati a quei file.
E così hanno beccato lui e quell’altro genio della spia sovietica.
Se non fosse che ci sono di mezzo dati di sicurezza nazionale ed europea, sarebbe davvero un bel film comico del tipo “scemo più scemo”.
Di certo non esistono più le spie di una volta!
Ora a giustificazione del suo crimine il signor Biot, accompagnato dal coro di moglie e figlio, tira fuori lo slogan nazionale “tengo famiglia”.
Leo Longanesi diceva che questo motto sulla bandiera italiana ci starebbe benissimo, ed aveva assolutamente ragione.
Quanti “Robespierre” abbiamo visto in quest’ultimo periodo?
Il Movimento 5 Stelle ha rappresentato il “giacobinismo” dell’ultima decina di anni, con le sue “Vaffa Piazze”, animate da quel comico triste di Beppe Grillo come conduttore ed ispiratore di quella rivoluzione pacifica antipolitica e populista.
Puri ed ignoranti come i “sanculotti” hanno preso il potere al grido di facciamoli fuori tutti i signori della politica, apriamo la scatoletta del tonno parlamentare, rivoluzioniamo il sistema partendo dal basso.
E gli italiani che amano i “pifferai magici”, i Masaniello, i Cola di Rienzo, ci sono caduti dentro in pieno ed ammaliati con la promessa del reddito facile, li hanno fatti salire direttamente sull’ascensore del potere che li ha portati nei palazzi.
Ma povera Italia che delusione, una volta giunti a toccare quello che in cuor loro sognavano da una vita, se ne sono innamorati e tutti i proclami, le grida astiose, si sono trasformati in un viscido parlamentarismo da prima repubblica.
Guidati da Giuseppe Conte il novello “Robespierre” hanno occupato loro e i loro comitati d’affari e familiari tutte le posizioni che potevano occupare.
E tutto questo accade perché è mancato lo spirito ideale ed ha prevalso il fatto che anche loro “tengono famiglia” e naturalmente anche loro hanno un mutuo ed i figli che vanno a scuola, a volte anche le amanti da mantenere.
E così tenendo famiglia la rivoluzione si è trasformata nel “realismo”, inteso come fedeltà al potere ed a chi lo detiene.
Ora la storia insegna che i capi popolo che tradiscono non fanno mai una bella fine, chi promette e non mantiene viene sempre punito da chi li ha portati al potere: il povero Robespierre morì, tra atroci dolori, provocati dal tentativo maldestro di togliersi la vita, ghigliottinato, Masaniello e Cola di Rienzo furono uccisi da chi avevano guidati.
Il problema è che nessuno commette dei crimini per divertimento, a parte i casi di malati mentali che trovano nel male il loro godimento, ma per motivazioni economiche o passionali.
E se hanno problemi economici questo non li scusa della responsabilità morale personale e quindi penale, il tenere famiglia non è una giustificazione semmai un'aggravante.
Perché il delinquere non risolve i problemi economici ma li aggrava nel momento che prima o dopo la giustizia avrà fatto il suo corso.
Ora il signor Biot non ha solo il problema del mutuo e del tenore di vita da mantenere, ha il problema di aver perso lo stipendio, di dover passare diversi anni in carcere, per alto tradimento, di aver distrutto l’immagine della sua famiglia.
Questo caso è una parabola che dovrebbe insegnare a tutti che il guadagno facile non esiste, che ad un azione c’è sempre una reazione, che occorre parlare dei problemi economici con la propria famiglia o con i propri superiori, prima di cadere nel tranello diabolico di pensare di farla franca e che “tengo famiglia” è solo un’aggravante all’azione criminale.