E alla fine Santanché (forse) andrà in Parlamento a spiegare quanto fatto nella sua attività di imprenditrice
Ieri Daniela Santanché era a Capri e poi a Ischia. Oggi era in piazza Duomo a Milano a fare gli auguri a Vittorio Feltri. Domani o dopodomani o il giorno dopo ancora, chissà, sarà finalmente in Parlamento per chiarire all'opinione pubblica - cosa che ancora non ha fatto - quanto riportato da Report nella puntata di lunedì scorso.
Lo ha quasi detto ieri rispondendo alle domande dei giornalisti:
"Sono vent’anni che faccio politica, la vede la mia faccia? Ce l'ho sempre messa, se verrà formalizzata la richiesta che devo andare a riferire in Parlamento sarò fiera e orgogliosa di farlo. ... Non ho ricevuto un avviso di garanzia, non capisco come si possa parlare di rinvio a giudizio".
A dirla tutta, secondo i bene informati, sarebbe stata la premier Meloni a dire alla sua collega di partito di presentarsi in Parlamento a chiarire la sua posizione. E che la cosa debba esser fatta lo fanno capire le stesse dichiarazioni rilasciate dalla Meloni in Austria:
"Io penso che non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento. È una richiesta legittima. Sono contenta che il ministro Santanchè abbia dato la sua disponibilità. L'ho vista tranquilla in queste ore, come sono tranquilla io".
Figuriamoci!
Per le opposizioni, non c'è bisogno di una richiesta formale per l'audizione della Santanché, visti gli inviti pubblici che le sono stati rivolti a più riprese, ma c'è da credere che, comunque, una richiesta in tal senso sarà presentata nelle prossime ore.
Sulla vicenda, un siparietto a dimostrazione di quanto il Riformista di Renzi del caso Santanché non abbia capito nulla, ma non c'è da stupirsene trattandosi di un organo della propaganda renziana e non di un organo d'informazione.
Ecco che cosa ha scritto al riguardo la "redazione" di quel "giornale":
Basta una indagine, un fascicolo aperto per accertamenti a scatenare il putiferio e a dare il là al gioco preferito da partiti e media: la gogna. La vittima di turno è Daniela Santanché, ministra del Turismo del governo Meloni, tirata in ballo da una inchiesta di Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci, per la gestione finanziaria della sua azienda (Visibilia, quotata in Borsa) fatta di "bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione e ditte del tanto celebrato Made in Italy messe in difficoltà o addirittura strozzate dal mancato saldo delle forniture" e l'uso della cassa integrazione Covid, richiesta legittimamente da tante imprese, durante la pandemia.
Quindi, per il Riformista di Renzi, informare l'opinione pubblica che l'attuale ministro da imprenditrice faceva lavorare un dipendente che a sua insaputa veniva pagato con la Cassa integrazione o che non saldava decine di migliaia di euro come trattamento di fine rapporto mentre si assegnava stipendi da leccarsi i baffi equivarrebbe ad una gogna? Non sono voci quelle riportate, ma fatti con tanto di testimonianze e riscontri su cui Santanché, invitata da Report a chiarire, si è ben guardata dal farlo. E questo equivarrebbe ad una gogna? Ma secondo il direttore e senatore Renzi è normale che una che dirige un'azienda in tal modo (e quelli riportati sono solo alcuni dei fatti "discutibili" di cui ci ha informato Report) debba poi dirigere un ministero e rappresentare l'Italia all'estero in rapporto alle sue competenze? E farlo presente sarebbe una gogna?
Piuttosto, ipotizzarlo è una "vergogna".