Una ricorrenza, quella del 17 febbraio, che molte associazioni laiche, ma anche religiose come la Chiesa Valdese, celebrano per testimoniare la libertà di coscienza, di pensiero e di espressione, ancor oggi spesso conculcate.

Ed è proprio in questa giornata, una tra le più memorabili nella storia del pensiero filosofico rinascimentale che si fa memoria di un illustre personaggio storico, Giordano Bruno.

A distanza di 422 anni dal suo martirio il nolano,  così conosciuto per la sua provenienza da Nola, é il filosofo che ancora affascina per il suo pensiero libero e rivoluzionario. Nonostante i continui attacchi ricevuti dalla Chiesa, le persecuzioni e le torture subite, Bruno é stato sempre fedele alle sue idee. 
Egli infatti rivendicava la validità  delle teorie Copernicane, un atto di elogio e di riconoscenza che, secondo Bruno, assolutamente bisognava attribuire al giovane astronomo e matematico, perché con il suo sistema eliocentrico aveva dato inizio ad una nuova visione dell'universo.  Una visione purtroppo sconcertante per la chiesa  perché accettarla significava contraddire la dottrina e gli insegnamenti del vangelo. 

Alle tesi copernicane il nolano affiancava anche le sue tesi, come quella dell'esistenza di altri pianeti e perciò di altre forme di vita oltre a quella terrestre.

Bruno non ha mai esitato ad affermare ciò che pensasse e nonostante fosse consapevole del pericolo a cui andasse incontro ha sempre reso fedeltà ai tanti anni di esperienza filosofica rivelando con soddisfazione i risultati dei suoi studi e delle sue ricerche.
Oltre ad essere stato un pensatore di vasta cultura, Bruno aveva anche la capacità del controllo della memoria o, come viene comunemente chiamata, arte della mnemotecnica. 

Le sue doti di leggere un testo e di ripeterne i versetti, parola per parola, ricordando finanche i punti e le virgole, erano straordinarie. Una facoltà del genere si riscontra, seppur in maniera rara, solo nei savant, persone verosimilmente autistiche con grandi capacità cerebrali. 

Per le sue teorie e per le sue capacità di attento osservatore e scrutatore della "magia naturalis" il filosofo é stato accusato di eresia e di stregoneria e perciò condotto più volte alla presenza della Santa Inquisizione.

Bruno non ha mai abiurato e davanti al Cardinale Bellarmino, suo implacabile accusatore, si é sempre mostrato ostinato e pronto a riconfermare tutto fin quanto da lui asserito e praticato.

Davanti ad un atteggiamento così caparbio e pertinace al Cardinale non rimaneva altro  che condannarlo a morte. Il filosofo nolano viene quindi arso vivo nel mezzo di Campo de' Fiori a Roma dove, attualmente si erge una statua in suo onore simboleggiante appunto il trionfo di un pensatore libero.

Tra le massime citate da Giordano Bruno quella che sicuramente riecheggia incessantemente ed é ovviamente l'espressione più evidente del suo "eroico furore" è la seguente: "avete più paura voi nel darmi la sentenza che io nel riceverla", pronunciata alla presenza degli inquisitori.