«… Abbiamo assistito ad un figlio della patria, ad un poliziotto che è morto e, al suo funerale, erano presenti 15 persone, nessuna autorità dello Stato presente; poi, però, abbiamo osservato che, quando è venuta la neo terrorista, visto che è risaputo che Al-Shabaab questo è e questo finanzia, evidentemente… sto citando la Repubblica… sto citando la Repubblica… sto citando la Repubblica, mi dispiace… Capisco… Capisco che questo vi fa innervosire, però…»
Alessandro Pagano, onorevole (almeno così vengono definiti i parlamentari alla Camera) della Lega, è stato interrotto dalle proteste dell'Aula non appena ha dichiarato quanto sopra riportato in conclusione della presentazione di un suo ordine del giorno.
«Presidente - ha poi proseguito - lungi da me creare polemiche: volevo soltanto evidenziare la differenza tra un certo tipo di atteggiamento nei confronti di luoghi di culto di qualunque tipo, anche dell'Islam moderato, rispetto invece ad altre cose cui abbiamo assistito in maniera diversa».
È evidente che la bestiale propaganda leghista, come d'altronde era già stato ampiamente dimostrato in altre occasioni, non prevede che ci siano limiti di fronte alla necessità di aumentare il consenso, ricorrendo all'odio e persino alla menzogna, specie nei confronti di persone che non hanno la possibilità di difendersi.
Oltre che indecente, questo "metodo" evidenzia pure la vigliaccheria di chi ne fa uso.
Lo stesso parlamentare, tramite il suo profilo social dove si mostra sorridente pancia a pancia con il segretario del suo partito, ha poi scritto:
«Silvia Romano non si è convertita all'Islam moderato, ma all'Islam radicale e terrorista di “shabaab”. Questi sono fatti, non mie personali opinioni»,
riportando anche una dichiarazione del suo "capo", Matteo Salvini:
«Il problema non è Silvia Romano, una ragazza mandata allo sbaraglio, usata dai terroristi per ottenere soldi e armi, esibita velata alle telecamere di tutto il mondo da un governo incapace di gestire l'emergenza, prima sanitaria, oggi economica e sociale.Lasciamo stare Silvia, cui auguro vita lunga e felice, e guardiamo al vero nemico, al vero pericolo per i nostri figli, per l'Italia, per il mondo, per la Libertà: l'Islam fanatico, integralista, violento, assassino. Nessuno spazio, nessuna tolleranza, nessuna pubblicità o sostegno a questi delinquenti che nel nome del loro Dio portano morte, buio e paura in tutto il mondo. Mai più cedimenti ai terroristi, mai più riscatti, mai più silenzi. Viva la Libertà. Sempre».
Ma l'aspetto più grottesco in questa vicenda è che la Lega fa finta di non sapere che anche la Somalia (dove Silvia Romano è stata prigioniera) è uno dei tanti territori su cui Quatar e Arabia Saudita portano avanti la loro pluriennale diatriba che, nei fatti, prevede anche il supporto a gruppi armati locali che, a seconda delle necessità, vengono o meno finanziati e armati da quei due Paesi.
Ma quando l'Italia vende le armi a Qatar e Arabia Saudita dove pensano, quei politici italiani che si danno tanto da fare per promuovere l'industria del Paese, che quelle armi vadano a finire?
Matteo Salvini il 5 giugno 2017 accusava il Qatar di "fiancheggiare i terroristi" e poco più di un anno dopo da ministro dell'Interno, il 30 ottobre 2018, andava in visita a Doha alla fiera degli armamenti Milpol per promuovere la fabbrica d'armi Pietro Beretta Spa, definendo il Qatar «Paese stabile e sicuro dove l'estremismo islamico non ha futuro», nel quale «passano milioni di posti di lavoro per gli italiani», dove «ci sono tante opportunità per le imprese italiane» e in cui «ci sono anche prodotti agricoli italiani che arrivano qua... c'è tanta voglia di investire in imprese italiane da parte dei fondi qatarini, perché qui il made in Italy è amato».
E adesso la Lega dice che al Shabaab, il gruppo terroristico che aveva preso prigioniera Silvia Romano e che avrebbe ottenuto un riscatto per la sua liberazione, potrà finanziarsi e armarsi grazie a quel denaro, facendo finta di non conoscere a chi in realtà quei gruppi armati facciano riferimento e da chi vengano appoggiati... Paesi con cui i vari governi italiani - di destra e di sinistra - hanno avuto e continuano ad avere relazioni.