Politica

I giovani di ieri, vecchi di oggi, sono gli untori dei giovani di oggi ma vecchi di domani!

Mai, come in questo momento di coronavirus, c’è stato nel tempo passato un interessamento così significativo per i vecchi da parte dei giovani che quasi rasenta il parossismo.

Vorrebbero tutelarli addirittura chiudendoli in casa (in una specie di lockdown over 70) anche se non positivi, in un modo che si potrebbe scambiare per una violazione della libertà individuale!

Io sono un vecchio di oggi; ma sono ancora un soggetto sano in mezzo a questa pandemia. Un over 70 che secondo alcuni giovani di oggi ma vecchi di domani, questo virus dovrebbe selezionare come “spartiacque” per una adeguata dipartita, con il dovere di lasciare il posto a chi è ancora in grado di produrre per non consumare le risorse, di qualsiasi natura, a disposizione degli stessi produttori (i vecchi di domani).

Nel medesimo tempo però, i “giovani d’oggi” dovrebbero riflettere un attimo, augurandosi che quando arriverà la loro vecchiaia, i giovani del loro futuro non indichino la stessa sorte per loro; magari per la causa di un’altra pandemia ancora più nera di questa che viviamo ora!

C’è chi afferma e scrive che se i vecchi andassero tutti a trovare il creatore, questo coronavirus che ci sta martoriando e ci terrà compagnia chissà per quanto tempo, si ridurrebbe a poco più di un fastidioso malessere che si risolverebbe in poco tempo.

Sarà forse così ma, chi lo afferma, dovrebbe sperare che il virus, non trovando più terreno facile nei vecchi ormai tutti andati, non muti preparandosi a pranzare con la “pietanza giovane”!

C’è o no questa possibilità? Forse sì, ma non è questo che mi interessa!

Appurato che per noi anziani, il pensiero di andare a consumare una vita migliore in un altra dimensione, ce lo teniamo sempre in tasca, come il portafoglio, e lo tiriamo fuori facendoci delle considerazioni ogni volta che vogliamo per abituarci all’idea di giocarcelo in qualsiasi momento, convinti che questa possibilità può arrivare quando meno te lo aspetti, non è che ci faccia eccessivamente timore.

Contestualmente, però, non rinunciamo a vivere la nostra vita, interessandoci, quanto più possibile la nostra salute ce lo permette, alle faccende che più ci aggradano.

Quello che mi interessa, in questa mia riflessione, non è questo ma è quanti e quali passi indietro abbiamo fatto nella nostra (si fa per dire) “società progredita e moderna” e quali sentimenti albergano in ognuno di noi.

Domandandomi come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto! A queste convinzioni!

Cioè, a cercare di salvare la propria vita augurando, per paura, la dipartita di chi è più fragile e quindi indifeso, sperando (ma solo sperando) di salvarne la propria!

Pensando come sia possibile lasciare indietro socialmente i più deboli e indifesi (deboli ma solo per le loro problematiche fisiche) invece di dare tutte le nostre forze e risorse per aiutare a superare, tutti vivi, questo oscuro momento.

La nostra società, la nostra cultura, la nostra morale, presenti e future, sono queste? Se fosse così vorrebbe dire che abbiamo perso la speranza di una vita migliore per il genere umano!

Giampiero Tamburi (Perugia: Social City)

Autore Ass. "Perugia: Social City"
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