Il Salento è un brand turistico: ma quando è successo?
È da circa un decennio che il territorio salentino si è affermato come un brand turistico tra i più forti dell’estate italiana. Eppure, il Tacco d’Italia non possiede un retaggio orientato al turismo, non è Capri, non è la Versilia né le Cinque Terre. Fino a pochi anni fa, i gestori di alberghi e residence in Salento riscontravano una certa difficoltà nel riempire le propri strutture, i visitatori erano per lo più caratteristici di un turismo di prossimità, provenienti dal nord della Puglia, dal Molise, dalla Basilicata. In pochi sapevano identificare il Salento su una cartina geografica e molti di più non sapevano neanche che cosa fosse. Poi, a cavallo tra i millenni, una serie di fattori hanno fatto in modo che il territorio esplodesse, diventasse mainstream, fino a diventare una meta ambita, di prestigio e ricca di appeal.
La rinascita del territorio attraversò trasversalmente tutto ciò che aveva a che fare con l’identità locale. Da sempre i produttori del posto avevano saputo dare risonanza alle proprie eccellenze gastronomiche, se pure non sostenuti da un apparato imprenditoriale all’altezza. Mancava tutto il resto. La rinascita fu prima di tutto culturale e l’intero territorio, incarnato nelle amministrazioni locali come nella popolazione, scoprì l’amore per se stesso e capì che ciò che c’era poteva valere molto di più.
In quegli anni, la criminalità organizzata aveva subito un brutto colpo e si respirava un’aria di ottimismo. Le università avevano avviato progetti di recupero delle tradizioni e posero le basi per il recupero della musica popolare tipica, quella pizzica che oggi è fiore all’occhiello del panorama salentino. Accanto alla pizzica, che da caso di studio si trasformò in elemento di attrazione, si sviluppò in maniera sempre più marcata il reggae, che contaminò la musica popolare e fu contaminato a sua volta. Tra la fine degli anni ‘90 e i primi 2000, il Salento era un ribollire di dance hall, nei locali e sulle spiagge. La gente si divertiva.
Le politiche amministrative locali puntarono con sempre maggiore decisione sulle tipicità, sempre più sagre, sempre più convegni, sempre più tavole rotonde; e poi progetti strutturati, collaborazioni tra imprenditori e pubbliche amministrazioni, investimenti dirottati con maggiore consapevolezza e in quantità maggiori. Il Salento iniziò ad allargare il giro, ad attirare visitatori più ad ampia portata. Crebbero gli eventi, in quantità e in qualità; la gente del posto, persone comuni e testimonial d’eccezione, operavano in favore del proprio territorio; si innestò un circolo virtuoso, era iniziata la riscossa.