I commenti dei leader politici italiani sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia
"Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia".
Questo è quanto ha detto martedì il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel suo intervento alla cerimonia di insediamento del Presidente del Consiglio di Stato in relazione all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
Questa, invece, la dichiarazione del segretario dem, Enrico Letta:
"La scelta di Putin di riconoscere il Donbass è inaccettabile, Italia e Ue devono condannarla. Si convochi immediatamente il Parlamento, si chieda all'Europa di assumere le decisioni più forti. La legge del più forte non può scrivere i confini tra gli Stati. Non possiamo tollerarlo".
Anche il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, si è espresso sulla crisi in Ucraina:
"La decisione della Russia di riconoscere le due repubbliche secessioniste di Donetsk e di Lugansk compromette l’attuazione degli accordi di Minsk e acuisce fortemente la crisi già in atto. Si tratta di un’azione che ostacola profondamente la strada del dialogo tra le parti. A questa situazione e alle evoluzioni delle prossime ore è doveroso dare una risposta di portata europea. La comunità internazionale deve parlare con una sola voce. Se dovessero prevalere le scorciatoie militari, la violenza sul dialogo, se le sofferenze dovessero iniziare a gravare pesantemente sulle spalle della popolazione civile, ne usciremmo sconfitti tutti quanti. Non ci sarebbero vincitori, ma solo vinti. È un rischio che non possiamo permetterci".
Naturalmente, abituato ad esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento sia un trend su Twitter, non poteva mancare neppure la dichiarazione di Carlo Calenda, neo segretario di Azione:
"L’Ucraina è uno stato sovrano. Le dichiarazioni di Putin ricalcano quelle usate prima dell’annessione dei Sudeti. E purtroppo credo che l’esito sarà lo stesso. Viviamo in un mondo ridiventato duro e multipolare con nazioni che si stanno comportando da nemici. Attrezziamoci. Occorre iniziare a ripensare una politica estera che si fonda su dichiarazioni di intenti mai accompagnate dalla capacità di sostenerle. Più realismo e diplomazia preventiva. Altrimenti continueremo a fare figuracce e incoraggiare gli aggressori".
Anche Giorgia Meloni si è espressa sul tema con questa dichiarazione al Secolo d'Italia:
"Grande preoccupazione per le notizie che arrivano dall’Ucraina e che coinvolgono la stabilità di tutta l’Europa. Sosteniamo l’appello lanciato dalla comunità internazionale alle parti in causa per un immediato cessate il fuoco e per la riapertura di un tavolo negoziale che porti ad una immediata de-escalation.Rinnoviamo la richiesta al premier Draghi di riferire immediatamente alle Camere sull’evoluzione della crisi e sulla posizione assunta dal governo, nonché di convocare senza indugio gli organismi preposti alla sicurezza nazionale".
Invece, nessuna dichiarazione - un rigoroso silenzio - da parte di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, il primo amico dichiarato amico fraterno di Vladimir Putin, l'altro ammiratore sfegatato dello "zar" russo, supportato dai nazionalisti russi tramite l'associazione Lombardia Russia creata da Gianluca Savoini.
Neanche due parole sull'invasione dell'Ucraina da parte di Matteo Renzi, membro del CdA di Delimobil Holding S.A., società lussembughese che opera nel settore del car sharing, al momento, esclusivamente in Russia e in alcuni Stati dell'ex Unione sovietica.