IL BAMBINO ARRABBIATO: COME GESTIRE I COMPORTAMENTI AGGRESSIVI

Spesso la rabbia e i comportamenti aggressivi dei bambini preoccupano i genitori che, non sapendo come reagire e presi dall’impeto del momento, rispondono con altra aggressività alimentando inconsapevolmente la rabbia (sia nel bambino che in se stessi). Infatti, entrare in simmetria con il bambino durante un momento di rabbia, non fa altro che scaldare ulteriormente quell’emozione già molto forte creando tensione e frustrazione.

“RABBIA CHIAMA RABBIA!”. 

Per gestire in modo efficace l’aggressività dei bambini (ma anche degli adulti!!) è necessario innanzitutto capire da dove deriva ed assumere un atteggiamento accogliente, comprensivo e calmo per potersi “sintonizzare” con l’emozione del bambino e cercare, insieme, una chiave di lettura diversa della situazione disturbante senza mettere in atto comportamenti aggressivi e poco risolutivi.

I TEMPI SONO CAMBIATI…

Il problema della gestione dell’aggressività nei bambini è decisamente molto attuale. I bambini e le famiglie sono molto diversi da quelli di qualche anno fa e anche le modalità di interazione e di reazione agli accadimenti sono cambiate. Come mai?

Beh, la comunicazione al giorno d’oggi è molto più fruibile, immediata e questo ha “disabituato”, “disallenato” i bambini ai tempi di attesa, alla frustrazione e quindi anche alla calma. Lungi da me da demonizzare le modalità comunicative di oggi; soprattutto le nuove tecnologie che hanno apportato cambiamenti significativi e, in gran parte positivi, per la nostra società. Tuttavia, dobbiamo conoscere quali sono gli effetti e le conseguenze che questa rivoluzione ha portato nei nostri bambini e anche in noi adulti.

I bambini tollerano molto meno le attese e le frustrazioni perché sono abituati ad un mondo responsivo, ad un mondo che risponde velocemente alle loro richieste e ai loro bisogni e quando questo non avviene si arrabbiano e sono frustrati.

Ma è cambiato proprio il modo di considerare la rabbia: è diventato un vero e proprio tabù sociale. Viviamo in un mondo dove è importante essere allegri, sorridenti, soddisfatti e tutte le emozioni “negative” vengono celate. Questo porta i bambini a pensare che sia sbagliato o comunque socialmente poco attraente mostrare emozioni come tristezza, paura o rabbia senza considerarne l’aspetto positivo che, per esempio, nel caso della rabbia è rappresentato dalla grinta, dalla spinta all’azione e dalla capacità di difendere i propri confini individuali. 

Interpretare la rabbia come qualcosa di negativo, fa si che si mettano in atto atteggiamenti preventivi nei confronti di situazioni potenzialmente pericolose, ovvero situazioni che potrebbero portare a manifestazioni di aggressività.

Facciamo un esempio:

Immaginiamo dei bambini che giocano al parco e iniziano a litigare per chi deve calciare per primo il pallone. I genitori intervengono e come un deus ex machina risolvono la situazione fermando il litigio proprio per evitare che i bambini si scontrino o si confrontino, anche se in modo non proprio pacifico.

Ecco, nella situazione appena descritta, i genitori non hanno permesso ai bambini di sperimentare quella piccola quota di aggressività che altro non è che un prezioso esercizio per poter capire di dover regolare l’intensità dell’espressione dell’emozione ed imparare a controllarla autonomamente.

Questo non significa che dobbiamo lasciare che i nostri bambini si scontrino fisicamente o si facciano del male per la contesa di un pallone (in tal caso è necessario e doveroso intervenire) ma piuttosto bisogna permettergli di fare esperienza delle situazioni di litigio che possono portare ad emozioni di rabbia per “allenarsi” e non trovarsi “disarmati” nel momento in cui i genitori non saranno presenti.

Un ultimo aspetto da tenere in considerazione quando parliamo di gestione della rabbia e dell’aggressività è senza dubbio il cambiamento dell’accettazione della gerarchia dei ruoli. Spieghiamoci meglio; oggi viviamo in un mondo paritario in cui, talvolta, i ruoli e i confini si fondono e l’adulto viene messo in discussione; a differenza di qualche anno fa in cui l’autorevolezza del genitore e le regole imposte non erano oggetto di discussione. Questo, pur essendo un aspetto positivo in quanto finalmente viene dato anche al bambino modo di esprimersi e confrontarsi, mette in ombra il rapporto asimmetrico ovvero quella gerarchia fondamentale nella relazione genitore-figlio, docente-alunno, adulto-bambino. Questa percezione dell’adulto come un “pari” fa si che, nell’espressione dell’aggressività, il bambino abbia la sensazione che nessuno sia in grado di contenere e definire la propria emozione “negativa”: “ Se sei un mio pari non puoi essere in grado di guidarmi”. Quindi attenzione, perché la necessità di rendere tutto, dialogico, di spiegare, di confrontarsi ha moltissimi aspetti positivi ma, come in tutti gli ambiti, esagerare non porta mai a risultati ottimali.

Quindi:

COSA FARE SE UN BAMBINO HA COMPORTAMENTI AGGRESSIVI O DIFFICOLTA’ A GESTIRE LA RABBIA?

Dato che la società odierna e il modo di comunicare attuale, come abbiamo visto dalle premesse, non aiuta il bambino nella gestione delle emozioni negative e quindi anche dei comportamenti aggressivi, dobbiamo essere noi adulti ad intervenire in prima persona. Vediamo insieme alcune strategie utili:

- ACCOMPAGNARE SEMPRE LO STATO EMOTIVO DEL BAMBINO: “Calmati, cos’è tutta questa rabbia!? È inutile che ti agiti! Rilassati e non ci pensare”

Se un bambino è arrabbiato o agitato, pretendere che cambi repentinamente il suo stato emotivo peggiora la situazione. Infatti, non solo è improbabile che un bambino passi, velocemente, dal provare un sentimento caldo e impulsivo come la rabbia ad un sentimento freddo e lento come la calma ma qualora questo avvenisse significherebbe reprimere e soffocare un’emozione. Dire “calmati, non arrabbiarti, non fare così” è terribilmente frustante per il bambino che si sente incompreso e bloccato. È importante invece accogliere l’emozione magari dicendogli “Capisco che ti sei arrabbiato, questa cosa ti ha molto colpito, ti va di dirmi cosa ti ha dato così fastidio?”. Una volta sintonizzati sull’emozione del bambino si può passare allo step successivo.

- CANALIZZARE LA RABBIA: ovvero indirizzare l’emozione verso un’attività maggiormente funzionale e costruttiva; “È vero sei tanto arrabbiato, ma proviamo insieme a far uscire tutta questa rabbia? Che ne dici di fare una corsa e il primo che arriva fa un urlo stratosferico?”. Questo è solo un esempio di come si potrebbe aiutare un bambino a trovare delle strategie più efficaci e meno dannose per esprimere l’emozione e gestirla in modo adeguato; ma gli si potrebbe proporre anche di cantare a squarciagola o di calciare un pallone, l’importante è insegnare al bambino che la rabbia può essere espressa in modi diversi e trasmettere la possibilità di utilizzare l’emozione “negativa” in modo positivo.

È importante ricordare che i bambini non hanno gli strumenti necessari per gestire delle emozioni complesse e “calde” come la rabbia, quindi siamo noi adulti a dover insegnare al bambino le strategie più adeguate assumendoci anche la responsabilità di fermare i comportamenti aggressivi perché i nostri piccoli si sentano accolti, contenuti e compresi. Tuttavia, non sempre gli adulti hanno gli strumenti adatti per intervenire in modo efficace e risoluto dinanzi ai comportamenti aggressivi del bambino (siamo umani!). In tal caso è opportuno rivolgersi ad un professionista in grado di guidarci intraprendendo un percorso terapeutico che ci permetta di acquisire gli strumenti necessari per intervenire nel modo migliore possibile.

“Il benessere del bambino è una responsabilità dell’adulto”