Mimì D’Aurora: "I versi come armi per la Pace" – Da Castel di Sangro un appello ai poeti del mondo
UN APPELLO SUBITO ACCOLTO DAL CONCORSO "IL PARNASO - PREMIO ANGELO LA VECCHIA" E DALL'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEI "PRESIDENTI DEL GLOBO"
Da Castel di Sangro, un piccolo borgo abruzzese, si leva una voce potente e decisa, quella di Mimì D’Aurora, che lancia un appello ai poeti di tutto il mondo: è una "Chiamata ai versi" per la pace. Un atto che travalica i confini della cultura e diventa una sfida all’indifferenza, una protesta contro il rumore assordante della guerra. In occasione della manifestazione finale del Concorso di poesia "Vie della memoria Vittorio Monaco", D’Aurora ha infuso la sua passione in un progetto che punta a scuotere le coscienze, a far sì che la poesia diventi l'arma silenziosa ma potentissima di un cambiamento globale.
Non parole vuote, ma versi che risuonano nelle coscienze. Questo è il messaggio che D’Aurora ha lanciato con forza, un appello che non può essere ignorato in un mondo dilaniato dai conflitti. Di fronte alla devastazione, la cultura non può restare a guardare. La poesia deve farsi portavoce della pace, attraversando nazioni, abbattendo barriere ideologiche, e diventando il grido comune di chi, dall’oscurità della violenza, cerca disperatamente una luce di speranza.
A questo appello ha risposto immediatamente il prof. Calogero La Vecchia, presente alla manifestazione, che ha messo a disposizione l'organizzazione del Concorso internazionale "Il Parnaso – Premio Angelo La Vecchia". In questo concorso già esistono due sezioni che parlano di pace: “Un grido per la Pace” e “Ramoscello di Pace”, quest'ultima dedicata ai ragazzi del primo ciclo d'istruzione. Perché la pace non è solo degli adulti, ma deve essere inculcata nei cuori dei più giovani, affinché siano loro i custodi di un futuro senza conflitti.
Ma il grido di pace non si ferma qui. Anche l’Associazione Internazionale dei “Presidenti del Globo”, alla quale aderisce il prof. La Vecchia, ha fatto propria questa battaglia. La letterata e traduttrice poliglotta Olga Ravchenko, ispirandosi al poeta russo Velemir Khlebnikov, ha lanciato una proposta coraggiosa: una pace globale senza riserve, indirizzata a tutti i governi del mondo. Un sogno che, per quanto utopico, oggi appare non solo necessario, ma urgente, in un mondo che sembra aver smarrito il senso della fratellanza umana.
Questo appello culturale, che unisce personalità di spicco della cultura mondiale, non è solo un progetto. È un dovere morale. In questo momento storico, parlare di pace non è solo opportuno: è obbligatorio. L'inerzia non è più un'opzione. I versi devono diventare azioni, e la cultura deve scendere in campo, farsi spazio nelle aule, nelle piazze, nei cuori di chi ancora crede che l'arte possa essere il baluardo più potente contro la violenza.
Mimì D’Aurora ha acceso una scintilla. Sta a noi ora alimentare questa fiamma, farla divampare, e far sì che la voce della pace risuoni più forte di qualsiasi altro suono. La poesia è il nostro strumento, e con essa possiamo costruire quel mondo migliore che tutti, in fondo, aneliamo.