Il concetto di cittadinanza digitale nasce in Italia nel 2005 con l’approvazione del codice dell’amministrazione digitale (Decreto legislativo 07/03/2005, n. 82) che introduce una serie di diritti e di doveri del cittadino con l’obiettivo di semplificare il rapporto tra i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione attraverso servizi e infrastrutture digitali. Nel 2015 con la promulgazione della carta della cittadinanza digitale (Legge 07/08/2015, n. 124) si afferma il diritto di tutte le persone di accedere a dati, documenti e servizi in modalità digitale; diritto che vede la sua attuazione definitiva con le recenti misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale (Legge 11/09/2020, n. 120).

La carta della cittadinanza digitale si applica a tantissimi aspetti che devono essere visti in modo integrato: gestione digitale dei procedimenti, identità digitale, pagamenti elettronici, sicurezza informatica, commercio elettronico,  e-democracy, alfabetizzazione informatica, banda larga, etc.

La cittadinanza digitale è quindi un tema strategico che impegna tutto il paese nella strada della semplificazione e della digitalizzazione dei processi della pubblica amministrazione e delle organizzazioni private, come peraltro previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il concetto moderno di cittadino digitale si estende a tutti gli abitanti di un territorio: i dipendenti di un ente pubblico o privato, i clienti di un’azienda, i residenti di una città, gli ordini professionali, etc. In questo contesto la cittadinanza digitale assume quindi un significato generale valido sia nel contesto della pubblica amministrazione che nel settore privato.

Alla base della cittadinanza digitale c’è l’ identità digitale, grazie alla quale i cittadini hanno il diritto di accedere ai servizi della pubblica amministrazione e delle organizzazioni private in modo ufficiale, da ogni luogo e a qualunque ora. Carta nazionale dei servizi, carta di identità elettronica e sistema pubblico di identità digitale (SPID) sono gli strumenti fondamentali per l’esercizio dei propri diritti digitali. È proprio sull’identità digitale che si assiste ad alcune best practices lungimiranti di Comuni che, nell’ottica del principio di inclusione, organizzano servizi di consegna ai propri cittadini dei codici SPID, dimostrando ancora una volta come l’ente locale è un attore fondamentale per l’attuazione della cittadinanza digitale.

Essere un cittadino digitale è un diritto ed è anche un dovere. In generale il dovere si riferisce alla necessità di utilizzare gli strumenti e le infrastrutture digitali in modo etico. Purtroppo, una frequentazione non consapevole della rete può attivare forme di disagio psicosociale e porre i cittadini davanti a rischi molti seri (adescamento, cyberbullismo, dipendenza da internet, truffe online, etc.). Si tratta di pericoli della rete nei quali è sempre più facile cadere, soprattutto con l’aumento del remote working e della didattica a distanza.

È quindi davvero urgente che tra i nuclei tematici fondamentali della riforma dell’educazione civica trovi un posto di primo piano l’insegnamento della cittadinanza digitale intesa come la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali. Ed è altrettanto importante che questo insegnamento trovi le sue fondamenta nell’alleanza tra scuola, famiglie e istituzioni locali e che sia esteso non solo ai giovani, ma in generale a tutta la popolazione.