Lo starbordante Luigi Di Maio, che oggi era in pausa e su Facebook ha postato solo un video di una quindicina di minuti ed un paio di articoli, ci ha ricordato, tra le altre cose, che i numeri delle manovre dei passati governi avevano un rapporto deficit/Pil sempre superiore al 2%.

Così ha scritto: "Il Pd nel 2014 ha fissato il deficit al 3%, nel 2015 al 2,6%, nel 2016 al 2,5%, nel 2017 al 2,4% e l'anno scorso al 2%."

Inoltre, ha aggiunto che i soldi sono stati utilizzati solo per i "loro" interessi e non per quelli del popolo, ricordando che il debito pubblico è comunque aumentato.

E chi può dar torto al turbo ministro nella sua propaganda? In fondo, lo ha detto nel suo primo intervento al senato la sua collega di partito, la "mitica" Taverna che a far vincere le elezioni al Movimento 5 Stelle è stato il Partito Democratico... di Renzi.

Infatti, se il Pd avesse governato ricordandosi di essere un partito socialista, di certo i 5 Stelle non avrebbero ottenuto così tanti voti alle ultime elezioni. Ed il fatto che il Pd sia sempre ostaggio di Matteo Renzi non può certo far ben sperare per il suo futuro.


Ma a parte questa breve digressione, è opportuno tornare sul tema. Che cosa c'entra il passato con l'attuale polemica sul deficit? Perché richiamarsi agli errori del passato per giustificare i propri? Dove sta la logica in tutto ciò?

È appunto la logica che in questo Paese sembra ormai venuta a mancare. La verità dei fatti non esiste più. Le informazioni vengono distorte, manipolate e offerte alla piazza mediatica per l'approvazione. Inutile far presente che si stanno annunciando sciocchezze, falsità o mezze verità... se la piazza le approva, allora diventano gioco forza la verità. E secondo qualcuno, questa assurdità sarebbe da considerarsi democrazia, mentre invece è pura e semplice follia.

Di Maio nel suo post non si accorge che progressivamente i precedenti governi avevano comunque gradualmente diminuito il rapporto deficit/Pil in funzione dell'aumento del Pil e degli accordi con Bruxelles.

Inoltre, Di Maio non dice che i precedenti governi avevano potuto operare anche grazie allo scudo della BCE che mensilmente acquistava i titoli del debito pubblico italiano proteggendo il nostro Paese dalla speculazione.

Per di più, Di Maio si è pure dimenticato di ricordare che lo stesso ministro Tria, pace all'anima (politica) sua, aveva fissato il rapporto deficit Pil all'1,6%, in accordo con Bruxelles, continuando sulla stessa strada dei governi precedenti.

Di Maio dimentica di dire tutto questo e dimentica di dire che i quasi 15 miliardi, cui probabilmente se ne aggiungeranno altri di cui le coperture sono farlocche, sono una scommessa che il Governo fa ponendo però il Paese alla mercé della speculazione finanziaria, come l'antipasto di venerdì ci ha già fatto vedere.

Ma il turboministro insieme all'altro suo collega, il ducetto in erba Matteo Salvini, non sembrano capire queste ovvietà che nulla hanno a che fare con il Pd, con le opposizioni, con il comunismo e con chicchessia, ma riguardano solo la Costituzione (vedi l'intervento di Mattarella), l'economia e le dinamiche dei mercati finanziari, che non stanno all'opposizione, ma fanno solo i loro interessi e che finora hanno permesso all'Italia di crescere e prosperare.

Che dimostra tutto cio? Che se Salvini e Di Maio dovessero rinunciare alla propaganda, potrebbero avere dei problemi con i loro sostenitori che inizierebbero ad accorgersi che i due populisti, a parte gli annunci, non hanno niente di concreto da offrire.