Secondo alcuni trader, richiamandosi all'esperienze con la Grecia, è meglio evitare i rischi del fine settimana con annunci a sorpresa che vengono comunicati dopo la chiusura dei mercati. Per tale motivo, chi può disinveste sui titoli di Stato italiani, che venerdì stanno oscillando intorno quota 270 (spread sui btp/bund a 10 anni).

Evidentemente, nonostante le dichiarazioni passate e recenti, nonostante la formazione di un governo, nonostante non siano in discussione provvedimenti choc, la speculazione scommette sul fatto che l'Italia, in futuro, possa uscire dall'euro o che la sua economia non possa più supportare e sopportare il pesante debito pubblico.

Ma non va neppure dimenticata anche la possibilità che i mercati desiderino destabilizzare fin da subito un governo che non agisca in linea con quelle che sono i desiderata di investitori e multinazionali. Infatti, casomai il "governo del cambiamento" riuscisse a dimostrare che sia possibile creare sviluppo supportando direttamente famiglie e piccole imprese, senza invece far transitare il credito direttamente da banche e grandi aziende, sarebbe un esempio devastante che altri potrebbero replicare, specialmente se desse i frutti desiderati in un Paese come l'Italia.

Per questo, anche senza esser complottisti, non è da escludere che le tensioni sul nostro debito pubblico abbiano anche un valore "educativo", tanto per citare una dichiarazione di qualche giorno fa di un commissario dell'Unione europea.

E a confermarcelo, indirettamente, le dichiarazioni dei vertici bancari italiani. Questo è quanto ha dichiarato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, intervenendo al congresso dell’Acri: «Lo spread Btp-Bund che sta crescendo è preoccupante per la Repubblica italiana, perchè lo spread è una tassa che l’Italia paga sui mercati internazionali. Più lo spread sale, più si impoverisce l’Italia. E più cresce lo spread e più si complica la vita per le banche.»

A supporto della tesi è intervenuto anche il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi: «A un certo punto si può diffondere la percezione che aumenti il rischio che si rompa il patto dell’Unione Europea e dell’euro e che ne esca l’Italia o un altro paese.»

Però, le dichiarazioni che avremmo dovuto sentire e che invece mancano sono quelle del capo del governo, quelle dei ministri competenti e quelle dei capi politici che formano la maggioranza che, tra un post e l'altro su Facebook, sono in giro nelle proprie aree di competenza, Salvini al nord e Di Maio al Sud, a fare campagna elettorale per le prossime comunali del 10 giugno dove saranno chiamati a votare circa 7 milioni di italiani.

Anche se nel contratto di governo non è forse indicato chi e come debba far fronte ad alcune situazioni che si presentino di volta in volta, far finta di niente non è la strada migliore per risolverle, come neppure quella di attendere che si riunisca un direttivo per decidere qualcosa che invece deve esser fatto subito.

Se è questo l'antipasto, la sensazione non è certo quella di unità, quanto piuttosto di disomogeneità, nel governo... non il miglior biglietto da visita per il futuro.