In vista della prossima legge di Bilancio, a causa delle ristrettezze economiche, sarà molto complicato accontentare le richieste che provengono dai diversi ministeri.

Per quanto riguarda la sanità, il ministro Orazio Schillaci ha chiesto ulteriori 4 miliardi da aggiungersi ai 2,5 miliardi già previsti dalla precedente manovra. Risorse, queste ultime, che verranno però in larga parte erose dall'inflazione e dai rincari dei costi energetici. Dalle prime esternazioni del Mef sembra però che sarà molto difficile accontentare le richieste del ministro.

Ed ecco quindi che si torna a parlare di potenziali risparmi da investire in maniera più efficiente all’interno dello stesso comparto. Ma siamo sicuri che in sanità ci siano ancora ampi margini di risparmio?

Intendiamoci, spendere meglio si può, sempre. Restano però due fatti evidenti: nell’ambito della spesa pubblica, quella sanitaria resta una di quelle più monitorate; stando ai più recenti dati Ocse, già oggi il Servizio sanitario nazionale in termini di esiti fa letteralmente miracoli a fronte di un sottofinanziamento rispetto alla media UE, con un gap molto ampio rispetto ai maggiori partner europei, un organico ridotto ai minimi termini per alcune professioni come quella degli infermieri ed un numero di posti letto ben al di sotto della media europea.

Pesano, però, crescenti difficoltà nell’accesso ai servizi e a livello di prevenzione, in particolare per quella legata agli screening per alcuni tumori.

Proviamo a vedere, dati Ocse alla mano, qual è l’attuale situazione del comparto.

Aspettativa di vita alla nascita. L’Italia (donne 84,5 anni /maschi 80 anni) si colloca ai primi posti in Europa, insieme a Spagna, Svezia, Svizzera, Islanda e Francia.

Guardando poi il tasso di mortalità standardizzato per età osserviamo che, a fronte di una media europea di 981 per 100.000 abitanti, l’Italia si ferma a 829, facendo meglio anche di Francia (830) e Germania (994).

Spesa sanitaria. Come già accennavamo il nostro Paese investe in sanità, in termini di Pil, meno della media europea con un 9,6% a fronte del 10,9% UE. La forbice si allarga ancora di più se paragoniamo il dato italiano a quello di Francia (12,2%) e Germania (12,8%).

Il quadro non cambia se esaminiamo la spesa sanitaria pro capite. In Italia si investono 2.609 euro, la media UE è di 3.159 euro. Anche in questo caso il gap diventa impietoso rispetto a Paesi quali la Francia (3.807 euro) e la Germania (4.831 euro).

Cresce la spesa out of pocket, ossia quella che gli italiani devono sostenere di tasca propria per ottenere servizi sanitari. Nel 2020 in Italia si è attestata al 3,6%, un dato più alto della media europea (3,3%). Un ulteriore segnale di una difficoltà di accesso ai servizi e della necessità di ricorrere a prestazioni a pagamento da privati.

Mortalità evitabile. Passando ai decessi evitabili, quelli per cause prevenibili in Italia sono 101 per 100.000 abitanti. Un dato molto buono a fronte di una media europea di 176. Quanto alle cause di mortalità curabili il dato italiano si ferma a 64 su 100.000 contro una media europea di 104.

Ospedali. I posti letto ospedalieri per 1.000 persone nell’arco temporale che va dal 2010 al 2020 sono scesi in Italia a 3,2. La media europea è di 5. La Francia ne ha 5,7, la Germania 7,8.

Le dimissioni ospedaliere nel 2020 sono state in Italia 93 per 1.000 abitanti, la media Europea è di 144.

Andando ancora più nel dettaglio, questi alcuni degli esiti principali riportati nel rapporto Ocse.

I ricoveri per asma e bpco sono stati solo 47 a fronte di una media europea di 210 per 100.000 abitanti. Meglio di Francia (150) e Germania (281).

I ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca tra gli adulti sono stati in Italia 202, la media europea è di 277 per 100.000 abitanti. Anche in questo caso numeri più bassi rispetto alla Francia (266) e Germania (394).

Numeri simili anche per i ricoveri causati da diabete: in Italia sono stati 41, la media europea è di 139 per 100.000 abitanti.

La mortalità a 30 giorni a seguito di ricovero per infarto tra gli over 45 in Italia è del 5,4%, la media europea è del 6,6%. Anche in questo caso numeri migliori di Francia (5,6%) e Germania (8,3%).

La mortalità a 30 giorni a seguito di ricovero per ictus in Italia è del 6,3%, la media europea è del 8,9%. Un dato di poco inferiore rispetto a quello registrato in Germania (6,2%) ma migliore di quello francese (7,1%).

Lato personale, l’Italia ha una dotazione di medici di 4 ogni 1.000 abitanti, un dato pienamente in linea con la media europea.

Se però spostiamo lo sguardo sugli infermieri, il dato si ferma a 6,3 per 1.000 abitanti, una dotazione ben al di sotto degli 8,3 della media europea. Il confronto diventa impietoso con la Francia (11,3) e ancor più con la Germania (12,1).

Da migliorare, poi, alcuni aspetti riguardanti la prevenzione. Per fare alcuni esempi, in Italia si sottopongono allo screening per il tumore del collo dell’utero il 39% delle donne, la media europea è del 54%.

Ricorre allo screening per il tumore del colon-retto il 41% della popolazione italiana a fronte di una media europea del 48%. Dati migliorabili sui quali non a caso insiste da tempo anche il ministro Schillaci.

In sintesi possiamo quindi dire che già oggi il Ssn fa miracoli. In termini di esiti clinici l’Italia si colloca ben al di sopra della media europea a fronte di un forte sottofinanziamento, di un basso numero di posti letto e con gravi carenze di personale. La tenuta del sistema è però messa a rischio da alcuni dati che rendono evidente crescenti difficoltà nell’accesso ai servizi. Insomma, i margini per ulteriori risparmi sembrano davvero minimi. Di certo non è questa la priorità del Ssn che rischierebbe in tal modo solo di non riuscire negli anni a mantenere gli attuali standard. La priorità è quella di far crescere gli investimenti, investire nel personale e migliorare alcuni aspetti legati alla prevenzione. Altro che risparmi.


Fonte: Quotidiano Sanità