Quanto potranno essere efficaci le misure contenute nel dpcm firmato da Conte il 24 ottobre per contenere il contagio? È stato chiesto al consigliere del ministro della Salute per l'emergenza coronavirus,  Walter Ricciardi, intervenuto questa mattina alla trasmissione Omnibus su La7.

«L'insieme delle misure - ha detto Ricciardi - è un passo avanti, ma non è sufficiente per affrontare in questo momento la circolazione del virus, che in alcune aree del Paese dilaga incontrollato: quando abbiamo un indice di contagio di 2.5 significa che la trasmissione è esponenziale e c'è bisogno di misure più aggressive su tutti i versanti.

Una ricerca pubblicata la settimana scorsa dall'Università di Edimburgo su Lancet – ha poi proseguito – che ha analizzato le esperienze di 131 Paesi nei 6-7 mesi passati ci dice che quando la circolazione del virus ha le dimensioni che ha in questo momento in Italia, Francia e Spagna, l'unica cosa che serve per rallentarlo è un lockdown.

Non generalizzato, ma va fatto dove questo indice è alto perché lo riduce del 24%. Se poi lo abbini alla chiusura mirata delle scuole, diminuisce di un altro 15% e uno smart working obbligatorio, sia nel pubblico che nel privato, vale un altro 13%: quindi arrivi a una riduzione del 50-55%. La limitazione dei mezzi pubblici lo riduce di un altro 7%.

Questi effetti vengono visti dopo 8 giorni: se facessimo in questo momento, e l'avremmo dovuto fare due settimane fa, l'insieme di queste misure, saremmo in grado in aree come Milano, Napoli, anche Roma, in alcune zone di Piemonte e Liguria, di dimezzare l'attuale indice di contagio.

Ricordo che quando è a 2.5 significa che ogni persona mediamente ne contagia altre 2,5 e andando avanti così c'è un raddoppio dei casi ogni 2-3 giorni, cosa che è insostenibile già ora per i servizi sanitari di quelle aree, figuriamoci tra 7-10 giorni se non si dovesse interrompere il contagio.

Io ho consigliato al ministro queste misure, e sono convinto che il ministro le ha raccomandate fortemente: poi alla fine è la politica che prende decisioni e in questo modo, secondo me, le decisioni non sono sufficienti».