Politica

Il caso del presunto stupro di cui sarebbe responsabile il figlio di La Russa non dovrebbe essere solo un caso di cronaca?

Ma non dovrebbe essere solo un caso di cronaca? Per i (post) fascisti che adesso spadroneggiano in Italia, invece, è impensabile che il figlio di un camerata (e che camerata!) possa macchiarsi (ma solo per ipotesi, visto che la certezza di un reato si ha in caso di processo e solo dopo il terzo grado di giudizio) di violenza contro una donna.

Quindi, da parte dei gregari che appartengono e supportano il governo Meloni, è iniziata un'operazione di arginamento e discredito in favore del terzo indiano figlio di Ignazio Benito, Leonardo Apache la Russa.

L'arginamento è in relazione all'entità del fatto, ai commenti della seconda carica dello Stato e alle ricadute politiche. Il discredito è a supporto dell'arginamento e serve a descrivere la possibile vittima di uno stupro come una drogata, incapace d'intendere e di volere e, pertanto, presumibilmente consenziente.

Un esempio? 

La santissima ultracattolica ministra della sacra famiglia, sua beatitudine Eugenia Roccella, a Polignano a Mare in occasione dell'ultima serata della manifestazione Il Libro possibile, ha commentato così la vicenda di Leonardo Apache e, soprattutto le dichiarazioni a caldo rilasciate da Ignazio La Russa:

"Non entro nei casi individuali e nelle reazioni di una persona che ha un rapporto affettivo, è il padre dell'eventuale indagato. Posso dire che è colui che per la prima volta ha proposto una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne, mi sembra questa già una risposta".

Volendo dire?  Che le dichiarazioni rilasciate dal presidente del Senato che aveva definito a caldo penalmente irrilevante la denuncia della ragazza fossero già una pietra tombale sulla vicenda.

Chissà che cosa avrebbe detto invece la stessa Roccella quando negli anni '70, da femminista e radicale, tra l'altro supportava l'aborto e contrastava coloro che manifestavano con slogan come questo:

"Faccio figli e mi compiaccio alla faccia della Faccio".

Adele Faccio è purtroppo trapassata da tempo, ma lo slogan non è preso a caso, perché un suo quasi omonimo, Filippo Facci, uno dei nuovi volti di Tele Fascio (la nuova Rai targata Meloni), è un ulteriore esempio di come i (post) fascisti hanno deciso di affrontare la vicenda di Leonardo Apache.

Il nuovo opinionista Rai, scrive così sul suo giornale di appartenenza: 

"Lei aveva in corpo Xanax (per l'ansia o per dormire), fluoxetina (è il vecchio Prozac, antidepressivo, ma anche anoressizzante o in uso nelle terapie per i disturbi dell'alimentazione) e poi una canna e poi cocaina: ma sotto inchiesta è lui - che lei ha baciato in pubblico - e che le avrebbe dato un ulteriore farmaco, di cui per ora tuttavia non si ha notizia o traccia. Messa così, è chiusa. Dopodiché iI presunto stupratore e la presunta stuprata potrebbero aver detto entrambi la verità o essere convinti di averla detta, ricordata o ricostruita: poi una potrà suonare più attendibile dell’altra, certo.Ma in generale è per questo che i giudici rifuggono le violenze sessuali vere o presunte: perché la sofisticate scienze forensi non impediscono che alla fine si scontri una parola contro l’altra, e che, nel caso, risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache Larussa (una famiglia, una tribù) e che perciò ogni racconto di lei sarà reso equivoco dalla polvere presa prima di entrare in discoteca, prima di chiedere all’amica «sono stata drogata?» anche se lo era già di suo". ...

Per poi chiudere in questo modo:

"E’ pieno di vecchi film dove lui o lei si svegliano in letti sconosciuti, ricordando a malapena il proprio nome ma non che cosa abbiano fatto e con chi: nei vecchi film c’era sempre di mezzo una sbronza, e la verità la sapeva soltanto lo spettatore. Oggi invece si parla di parla di Ghb, e la sgradevole sensazione è che la verità possa essere drogata e stuprata dalla politica".

Di questo caso, sicuramente, nessuno ne avrebbe parlato (a parte qualche articolo sulle cronache di Milano) se non avesse riguardato il figlio del presidente del Senato, e questo è evidente.

Però non si riesce a comprendere perché la seconda carica dello Stato, oltretutto avvocato penalista, debba suggerire una sentenza di assoluzione prima che della faccenda se ne occupi la magistratura e perché politici e stampa del (post) fascismo la debbano supportare, screditando direttamente e indirettamente la possibile vittima di uno stupro.

Ma non dovrebbe essere solo un caso di cronaca di cui la magistratura, a seguito della denuncia della parte offesa, è stata chiamata ad indagare?

Autore Rino Mauri
Categoria Politica
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