Chi tocca Renzi muore. Questa è la prima pagina de “Il Fatto Quotidiano” di oggi. L'ennesima contro di me, il trionfo del giustizialismo e dell'aggressione ad personam. Perché?
Chi ha letto Il Mostro conosce la storia. Io sono stato oggetto di numerose indagini che si sono rivelate un flop ma anziché urlare o gridare al complotto mi sono difeso seguendo la Costituzione e le leggi.Dopo avermi “mostrificato” agli occhi dell'opinione pubblica in tanti volevano farmi fuori politicamente usando indagini farlocche. Il Fatto Quotidiano è da anni in prima linea su questa posizione.Io non ho reagito strepitando ma ho fatto tutto quello che la legge permette di fare: appelli, ricorsi, difese processuali.La conclusione la conoscete: la Corte di Cassazione ha dato ragione a noi, la Corte Costituzionale ha dato ragione a noi e adesso i PM che hanno provato a distruggermi la vita dovranno rispondere di eventuali loro illeciti davanti al CSM.Il Fatto allora la butta in caciara: chi tocca Renzi muore. Non è che chi tocca Renzi muore; chi tocca Renzi, come qualsiasi altro cittadino italiano, deve rispettare la Costituzione e le leggi. Noi non abbiamo violato nessuna legge, spero che i PM di Firenze possano dire lo stesso.Quanto al Fatto: possono continuare ad attaccarmi quanto vogliono. Quello che non riescono a mandar giù è che dopo anni di attacchi mediatici, di sequestri illegittimi, di violazioni costituzionali, di aggressioni personali io sono ancora qui. E rispondo utilizzando il diritto e non il giustizialismo.Volevano togliermi l'agibilità politica, non mi hanno tolto nemmeno il sorriso.

Questa la risposta del senatore multiruolo Matteo Renzi all'articolo del Fatto Quotidiano relativo alla comunicazione del ministro  della Giustizia Carlo Nordio a seguito della quale ha reso noto di aver avviato un'azione disciplinare contro i pm che hanno indagato il politico toscano per "grave violazione di legge determinata da ignoranza grave e inescusabile". 

Ad esser precisi, però, il ministero non ha reso noto alcunché, a farlo sono stati invece i media megafoni del (post) fascismo, da Libero al Giornale. Destinatari del capo d'accusa? I pm Luca Turco e il sostituto Antonino Nastasi. Il primo deve rispondere anche di "comportamenti abitualmente o gravemente scorretti nei confronti delle parti e dei loro difensori". 

Lo stato d'accusa nei confronti dei due magistrati  sarebbe conseguenza dell'ispezione che lo stesso ministro aveva disposto nel dicembre scorso, inviando i suoi investigatori alla procura di Firenze come chiedeva il loro principale indagato: Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio, sotto processo a Firenze per finanziamento illecito per i fondi versati alla fondazione Open, controllata da Renzi e considerata dai pm alla stregua di un partito politico.

Due le considerazioni che creano più di una perplessità in relazione a tale decisione.

La prima è il fatto che per l'inchiesta sulla fondazione Open è in corso un processo. A meno che i pm non si siano inventati le prove, il processo è stato chiesto da un giudice terzo. Lui non è responsabile di aver dubitato della correttezza di Matteo Renzi? Inoltre, la decisione di mettere sotto accusa i pm quanto potrà influenzare il giudizio sul procedimento in corso? Forse è stata voluta proprio per indirizzare il giudizio della Corte? Inoltre, c'è anche uno scambio politico dietro tutto questo? Impossibile saperlo, ma non assurdo chiederselo, visto che il do ut des (di qualunque natura) per Renzi è la base della politica.

La seconda considerazione è rappresentata dal fatto che a "processare" i due pm, salvo ripensamenti, sarà la sezione disciplinare del Consiglio Superiore della magistratura presieduta dall'avvocato Fabio Pinelli (Lega), che prima di approdarvi è stato il difensore sia del tesoriere di Open, Alberto Bianchi, che del Senato, che rappresentò nella querelle contro i pm fiorentini sull'acquisizione delle mail e delle chat di Renzi senza autorizzazione preventiva del Parlamento.

Ma su questo Matteo Renzi non ha avuto nulla da ridire.