Sono state giornate intense.L'elezione del Presidente della Repubblica è un momento importante per la democrazia parlamentare, un momento in cui viene fatta una scelta che segna la storia della Repubblica per i successivi sette anni.Dopo la rielezione del presidente Sergio Mattarella, ho proposto di avviare una riflessione interna al MoVimento.Penso che all’interno di una forza politica sia fondamentale dialogare, confrontarsi e ascoltare tutte le voci.Tutte le anime, anche chi la pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee.E lo dico perché anche io in passato ho commesso degli errori su questo aspetto, errori che devono farci crescere e maturare. Sarebbe sbagliato, invece, fare passi indietro.Tutti avranno notato che in questi giorni il dibattito interno è degenerato, si è iniziato a parlare di scissioni, processi, gogne. Si è provato a colpire e screditare la persona. Mi ha sorpreso, anche perché è proprio il nuovo statuto del MoVimento che mette l’accento sul rispetto della persona.Ho apprezzato molto il tentativo di chi in questi giorni, a partire dai capigruppo e da Beppe Grillo, ha provato a favorire un dialogo sereno e super partes, tra diverse linee di pensiero.Continuo a pensare che sia fondamentale confrontarsi dentro il MoVimento, perché il MoVimento è casa nostra, ed è fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle.Io sarò tra le voci che sono pronte a sostenere il nuovo corso, mantenendo la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa andrebbe migliorato.Qui si vince o si perde tutti insieme, perché siamo una comunità che si basa sulla pluralità di idee, soprattutto in questo momento difficile per il MoVimento 5 Stelle, che deve però riuscire a trovare le soluzioni per difendere la dignità dei cittadini e sostenere il mondo produttivo ancora alle prese con la pandemia.Spetta poi al presidente fare la sintesi e tracciare la strada da seguire. Ma l’ascolto è importantissimo.Mi rendo conto che per esprimere queste idee, seppur in maniera propositiva e costruttiva, non posso ricoprire ruoli di garanzia all’interno del MoVimento. Non lo ritengo corretto. Per questo motivo, ho deciso di dimettermi da presidente e membro del Comitato di Garanzia del MoVimento 5 Stelle.Ringrazio gli iscritti che mi avevano votato ed eletto, ringrazio Virginia e Roberto che mi avevano votato presidente, ringrazio Beppe per la fiducia nell’avermi indicato nella rosa dei potenziali membri del Comitato.Ho preso questa decisione perché voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte. Voglio dare il mio contributo sui contenuti, voglio continuare a fare in modo che si generi un dibattito positivo e franco all’interno della nostra comunità. Un confronto che ci permetta davvero di rilanciare il nuovo corso del MoVimento 5 Stelle.Se rimaniamo uniti, con le idee di tutti, torneremo a essere determinanti.Grazie a tutti per l’affetto e viva il MoVimento.Luigi Di Maio
Questo è il testo della lettera inviata sabato da Luigi Di Maio, inviata al presidente Giuseppe Conte e al garante Beppe Grillo, per annunciare le sue dimissioni dal comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle. 

Due le cose da notare nella lettera di Di Maio. La prima è che non nomina mai Conte, riferendosi a lui solo come presidente. La seconda è che insieme alla lettera di Di Maio arriva anche il neo programma dell'illuminato di Sant'Ilario che, per proprio conto, detta la futura agenda politica dei 5 Stelle dopo una presunta analisi dell'attuale situazione politica italiana:

Il movimento è nato nel 2009, ma è stato concepito sul volgere del millennio. Oggi è un giovane Post-Millennial con le paure e le speranze della sua generazione. Le prime per un mondo sempre più precario e fragile, devastato dallo sfruttamento delle risorse, intriso di un’avidità straripante, incapace di dare prospettive ai giovani. Le seconde per le persone semplici, la passione civile, il rifiuto di un modello di sviluppo basato sulla dissipazione.La vecchia classe dirigente non comprendeva – né comprende ancora – queste istanze, anche perché sono tutte in opposizione alla cultura dei Boomers, da cui dipendono molte ragioni del nostro disfacimento: da idealisti di un mondo più equo, solidale e sostenibile hanno finito per tradire sé stessi – e tradirsi fra loro – fino al punto di saccheggiare il presente come se non esistesse il futuro. Oggi assistono sbigottiti e increduli alla Great Resignation di chi ha lasciato il lavoro per vivere, piuttosto che vivere per lavorare.Siamo stati accusati di toni aspri verso la vecchia classe dirigente, ma non abbiamo fatto altro che esprimere ciò che pensava (e pensa ancora) la gente comune, che non ne poteva (e ancora non ne può) più. Tant’è che spunta sempre qualche “vecchia volpe” che – ora promettendo una scarpa o un condono, ora minacciando una rottamazione senza incentivi, ora inghiottendo un’italica salsiccia e tuonando contro i wurstel – sfrutta questo sentimento popolare per salire al potere e chiudersi nella fortezza al posto di (o insieme a) chi lo ha preceduto.Il movimento è stato accusato della stessa involuzione e di aver rinnegato i valori su cui è nato. Quest’accusa ricorda la parabola della trave e della pagliuzza, come se gli errori degli altri giustificassero i propri. E ben più gravi, tra l’altro, perché fatti da adulti smaliziati e non da giovani visionari e ingenui. E se l’alternativa deve essere il cinismo, rivendichiamo pure la nostra ingenuità, che potrà forse inciampare in una realtà più prosaica, ma resta anche il presupposto imprescindibile di un cambiamento che “appare impossibile, fino a quando non è fatto”.Così chi mai avrebbe potuto immaginare che le nostre visioni del mondo sarebbero state le stesse del piano di rilancio dell’Unione Europea e del PNRR? Chi mai avrebbe previsto che una nuova forza riuscisse ad avviare un percorso di autoriforma della classe politica al punto di farla rinunciare ad alcuni dei (sebbene non tutti i) suoi privilegi più insopportabili? Chi avrebbe sospettato che un’idea visionaria come quella del reddito di cittadinanza – sostenuta perfino dagli economisti più liberali – avrebbe trovato “cittadinanza” proprio in uno dei paesi più corporativi dell’occidente?Non tutto è andato come avremmo voluto, ma nessuno può negare che molti dei cambiamenti realizzati siano stati rivoluzionari. Alla spocchia e alla sufficienza di chi ci disprezza opponiamo la semplicità di chi ci ringrazia. Che è poi la semplicità nostra e delle nostre idee, rispetto alla presunta competenza di sedicenti ottimati che vivono di politica da quando hanno i calzoni corti, senza avere mai fatto uno dei lavori umili dei nostri, che per questo vengono pure derisi.Fra i tanti travisamenti – se non mistificazioni – di questa nostra identità, c’è il teorema del nostro rifiuto della competenza, come se la competenza fosse inconciliabile con i desideri della gente comune. A prescindere dal fatto che l’istruzione media dei nostri è superiore a quella dei nostri avversari, la competenza non è certo l’arguzia delle “vecchie volpi”, la cui unica capacità dimostrata è di aggrapparsi al potere, se non di restare sulla linea di galleggiamento. La vera competenza, per noi, deve essere cercata nella società civile da cui proveniamo, fra i professionisti, gli imprenditori e i manager, vale a dire fra chi ha dimostrato di saper fare, e non di far sapere.Questa nostra rivoluzione democratica è oggi chiamata a passare dai suoi ardori giovanili alla sua maturità, senza rinnegare le sue radici ma individuando percorsi più strutturati per realizzarne il disegno. La nostra visione del mondo è sempre la stessa: vogliamo costruire un futuro più sostenibile, equo, partecipato, accessibile e digitale. Cinque stelle polari che ricordano le cinque parole chiave delle proposte di Italo Calvino per il nuovo millennio, e che vorremmo oggi realizzare con indicazioni concrete e strutturate.

1. LeggerezzaRipensare al modello di sviluppo, passando da un modello “pesante” e ipertrofico – che potremmo chiamare dalla “culla alla discarica” – a un modello “leggero” e sostenibile – che potremmo chiamare “dalla culla alla culla” – da non confondere con un modello di “decrescita felice” ma da identificare piuttosto nell’economia circolare.Proposte: (1) tassa automobilistica basata sui consumi effettivi (di strada, di combustibili fossili, etc.) e non sulla cilindrata delle vetture. Grazie alla geolocalizzazione delle vetture il suo gettito potrebbe essere indirizzato, in tutto o in parte, alla manutenzione delle strade su cui più viaggiano, anche per dare un senso di partecipazione al costo sociale del trasporto su gomma; (2) imposta sui rifiuti proporzionale ai rifiuti (non riciclabili) generati, come avviene in Svizzera; (3) IVA proporzionale all’impronta ambientale dei prodotti e servizi acquistati; (4) incentivi per le imprese che realizzino centri di smart working vicini ai propri dipendenti

2. RapiditàRealizzare un sistema di attuazione delle regole rapido e decentrato, anche attraverso la mobilitazione e la partecipazione dei cittadini.Proposte: (1) incentivi privati per la tutela di interessi pubblici, analogamente a ciò che avviene negli Stati Uniti con le class actions, le azioni sociali di responsabilità dei soci di minoranza e i whistleblowers; (2) favorire la sussidiarietà orizzontale nell’erogazione di servizi pubblici, anche attraverso enti del terzo settore e/o risorse umane che godono di ammortizzatori.

3. EsattezzaRealizzare un sistema di regole certe e prevedibili.Proposte: (1) realizzare sistema le cui sentenze siano più coerenti per favorire una migliore previsione dell’esisto dei contenziosi; (2) estendere l’istituto dell’interpello in materia fiscale ad altri ambiti della pubblica amministrazione; (3) libertà di accesso ai fornitori di servizi pubblici di diversi territori per favorire la competizione anche nel settore pubblico.

4. VisibilitàAssicurare trasparenza dei (e accesso ai) dati personali.Proposte: (1) obbligo di comunicare i dati personali degli interessati a una “casella digitale” (repository) certificata da cui gli interessati potrebbero: (a) trovare in un unico indirizzo i titolari di trattamento dei dati che li riguardano; (b) esercitare tramite il medesimo indirizzo i diritti che già spettano loro in base al GDPR o che potrebbero spettar loro ai sensi di nuove norme; (c) rendere disponibili tali dati ai soggetti che ne facciano richiesta; (2) riordinare gli obblighi informativi al fine di alimentare database pubblici fruibili da imprese in un regime di accesso aperto.

5. MolteplicitàEstendere la partecipazione dei cittadini alle decisioni e alla crescita della società civile.Proposte: (1) estensione dei referendum consultivi, per esempio come avviene in Svizzera da decenni; (2) rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione; (3) coinvolgimento dei percettori di ammortizzatori sociali in attività di utilità sociale.


A questo punto resta difficile non immaginare che tra il neo statista avellinese ed il comico genovese non vi sia stato un agire comune finalizzato al voler far fuori dal Movimento Giuseppe Conte, persona perbene ed equilibrata, che finora ha tentato di dare una vera visione politica ed un senso ad una manica di psuedo attivisti (in buona parte del fancazzismo) venuti alla ribalta non tanto perché avevano dei contenuti da promuovere, ma esclusivamente grazie all'arroganza e al malaffare di partiti che sono divenuti al contempo bersaglio e promotori delle fortune grilline.

Assetati di visibilità e potere personale, il comico ligure (che ultimamente non sembra neppure essere tanto in sé, ammesso che in passato lo sia stato) e l'arrivista campano, adesso vogliono rimettere le cose a posto e riprendersi il giocattolo che stava loro sfuggendogli di mano, con tanti saluti al lavoro finora svolto da Conte. 

L'altra possibilità, da tenere comunque in considerazione, è che Di Maio, banalmente, agisca per sfruttare l'appoggio di una parte dei parlamentari grillini per dividere il Movimento e guadagnare così il gettone per approdare in uno dei tanti partiti di centro che lo ripagherebbero con una poltrona sicura nella prossima legislatura.

Il mercato è appena iniziato anche se, teoricamente, al voto per le politiche manca ancora un anno.