"Interessante il dato lombardo: a Monza, dove le primarie sono state vinte da un candidato riformista, Pilotto, il centrosinistra batte il sindaco uscente. A Sesto San Giovanni, dove le primarie sono state vinte da un uomo della sinistra radicale, Michele Foggetta, il centrosinistra ha perso. Ragazzi: poche chiacchiere, si vince al centro. Se si presentano candidati molto caratterizzati sulle estreme, si perde".

Così ha scritto Matteo Renzi nella sua "enews" del 27 giugno. Per la cronaca, Michele Foggetta ha ottenuto il 47,89% dei consensi contro il 52,11% di quelli di Roberto Di Stefano.

Perché ricordarlo? Perché oggi lo stesso Matteo Renzi, in una intervista rilasciata al giornale abruzzese il Centro ha dichiarato:

"Il risultato del capoluogo di Regione è la certificazione che l'asse Pd-5Stelle non esiste. All'Aquila abbiamo eletto il nostro coordinatore provinciale più votato dell'intera coalizione (Paolo Romano, ndr). Abbiamo sostenuto lealmente il Pd, ma in Abruzzo l'alternativa la costruisci se vinci al centro. E noi stiamo ottenendo in questa regione risultati straordinari. Il nostro deputato D'Alessandro a Ortona ha dato una mano al polo civico moderato e riformista, che batte al secondo turno un pezzo dì sinistra alleata con Fratelli d'Italia e la Lega, e pensare che fanno la morale a noi. Contento per la nostra coordinatrice provinciale di Chieti, Marica Bolognese, eletta a San Salvo, peccato che per poco la coalizione non ce l'abbia fatta".

Esaminiamo brevemente la nuova affermazione di Renzi.  "Peccato che per poco la coalizione non ce l'abbia fatta... a San Salvo". Il centrodestra in quel comune ha vinto con il 51,18% di consensi contro il 48,82% di quelli del candidato di centrosinistra. In questo caso la vittoria, secondo Renzi, è sfuggita di un soffio... invece a Sesto, in base a quanto pretende di far credere, la sconfitta di Foggetta sarebbe stata - praticamente con gli stessi numeri - scontata in partenza.

Ma c'è un altro aspetto che rende patetiche le esternazioni del senatore Renzi, la pretesa del successo elettorale di Italia Viva: "All'Aquila abbiamo eletto il nostro coordinatore provinciale più votato dell'intera coalizione... Contento per la nostra coordinatrice provinciale di Chieti, Marica Bolognese, eletta a San Salvo"...

Basta andare a controllare le liste di quei due comuni per vedere che i "mitici" candidati di Renzi non si sono presentati con il simbolo di Italia Viva, bensì "mascherati" all'interno di liste civiche. E così nel resto d'Italia. 

Nonostante ciò, che cosa ha scritto Renzi nella sua enews di lunedì?

"Italia Viva ha triplicato i consiglieri comunali dove si è votato e avrà molte presenze anche nelle giunte: nessuno tra i partiti della galassia riformista ha fatto bene quanto noi, sono contento".  

In pratica, Renzi si è vergognato nel presentarsi alle amministrative con il simbolo del suo partito e adesso pretende di far credere di aver raggiunto un risultato straordinario triplicando non si sa bene quanti consiglieri (mascherati)... forse da tre ne ha fatti eleggere nove?

Eppure uno sbruffone simile, che nel paese rappresenta (e male) praticamente solo se stesso e gli interessi di chi lo finanzia compare giornalmente in qualsiasi trasmissione televisiva e su qualsiasi giornale a tiratura nazionale per dire quel che vuole, senza che nessuno gli sbatta in faccia le sue contraddizioni, le sue mezze verità e le sue palesi menzogne.

E questo perché Renzi è il galoppino di Confindustria, che controlla la maggior parte dell'informazione per indirizzare le politiche assistenzialiste del governo nei confronti degli industriali italiani. Per chi si compiaccia di bollare questa semplice evidenza con l'etichetta di complottismo, che tanto si distribuisce senza problemi in questo disgraziatissimo Paese, verifichi prima la voce tax expenditures nel bilancio dello Stato e le somme elargite alle aziende del nostro Paese (anche per portare il lavoro all'estero) e poi confronti la stessa voce di bilancio con la Germania... prima della crisi pandemica.

E se qualcuno iniziasse a tirare le somme scoprirebbe anche quanto gli interessi politici del senatore Rignanese siano legati a quelli esclusivamente finanziari. Oggi ha il suo nemico in Conte perché non dava garanzie nello spartire i soldi del Pnrr, ieri aveva il suo nemico principale nel sindaco di Roma, Marino (iscritto al suo stesso partito!), perché - secondo l'ipotesi dello stesso Marino e di un'inchiesta giornalistica - per il progetto Olimpiadi a Roma (poi naufragato per volontà della Raggi) si era impuntato di voler recuperare delle strutture già esistenti nel quartiere di Primavalle per trasformarle in villaggio olimpico, mentre Renzi e i suoi "amici" avevano già individuato un bel più remunerativo lotto da cementificare (partendo da zero) a sud-est della Capitale. 

E questo personaggio ancora pontifica,  pretendendo di dare lezioni di "buona politica".