Esteri

Israele, Netanyahu sempre più prigioniero della pandemia

Sono trascorse quasi due settimane dalla prima protesta organizzata a Gerusalemme in via Balfour, in una traversa della quale si trova Beit Aghion, residenza ufficiale del premier israeliano, Benjamin Netanyahu.

Dopo la prima di manifestazioni ce ne sono state almeno altre sette nella stessa via o nelle immediate vicinanze... sempre più partecipate e sempre più duramente represse dalla polizia. L'ultima si è tenuta sabato sera, dopo le 21, ad un centinaio di metri di distanza, nella piazza intitolata a Parigi riempita da migliaia di manifestanti, secondo alcuni almeno 10mila. 

La polizia ha fatto uso di cannoni ad acqua puntati ad altezza uomo, contravvenendo alle disposizioni di sicurezza che lo vietano, dato che la forza del getto rischia di creare danni seri, persino irreparabili, nel caso una persona venga colpita alla testa. Ci sono stati anche diversi arresti: giovedì 55, sabato sera 12.

Le proteste interessano non solo Gerusalemme, ma anche altre città israeliane, a partire da Tel Aviv.

Ma, perché la gente protesta? A causa della gestione della pandemia da parte del Governo e della conseguente crisi economica. La destra israeliana definisce i manifestanti anarchici e ne irride le istanze. Manifestanti che, sempre più numerosi e "rumorosi", insistono a chiedere le dimissioni di Netanyahu. Il numero di manifestanti aumenta di giorno in giorno, e,parallelamente, aumenta la violenza della polizia nel tentativo di reprimerle.

Nel frattempo, a causa del contagio che in Israele come negli Stati Uniti ha ripreso a correre ad un ritmo due volte superiore a quello registrato nella scorsa primavera, Netanyahu ha dovuto mettere nel cassetto il progetto di annessione della Cisgiordania, mentre il suo alleato Gantz sta già minacciando l'eventualità di tornare al voto a seguito dei contrasti sorti relativamente alla stesura della prossima legge di bilancio.

Autore Giuseppe Ballerini
Categoria Esteri
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