Salute

Sì della conferenza Stato Regione ad incrementare le risorse per assistenza domiciliare (Adi) e finanziamento con Pnnr: "La casa del paziente come primo luogo di cura"

di Vincenzo Petrosino - Chirurgo Oncologo - Salerno  -  Sancita intesa, per i provvedimenti all’Ordine del giorno della Conferenza Stato Regioni del 12 ottobre. Dopo tre rinvii è stata trovata la quadra sullo schema di decreto del ministro della Salute, di concerto con il Mef di modifica del decreto interministeriale del 23 gennaio 2023, sulla ripartizione delle risorse Pnrr relative all'investimento M6 C1-1.2.1. “Casa come primo luogo di cura (Adi)”.

Ecco forse un primo passo per fare comprendere alle varie Asl cosa è davvero l'Adi, l'assistenza a domicilio del paziente fragile e ... finalmente l'apertura della borsa con aumento reale del personale senza affidare ad esterni....le prestazioni . Tra l'altro ho sempre sostenuto e sosterrò che l'Adi deve essere un "piccolo ospedale" che giunge in base alle necessità al letto dell'ammalato. Questa cosa ad esempio non è stata mai recepita dalla mia asl di Salerno , che anzi crede ancora che le cure domiciliari siano attivabili a "paziente moribondo o con piaghe e catetere "  purtroppo non è questa l'ADI vera che deve esistere! 

Ben venga lo straordinario dei "burocrati medici" al letto dell'ammalato e non sul cuscino della loro poltrona spesso distante dai bisogni umani..... dei malati!

Tra l'altro mi sono occupato della cosa quando ero consulente al Senato, purtroppo anche all'ora esisteva una reale scollatura tra la volontà del governo e le varie ASL spesso senza mezzi ma a mio giudizio anche inadempienti e con personale non preparato all'umanizzazione del servizio.

La situazione della sanità italiana è spesso confusa e i cittadini probabilmente presi da tanta burocrazia e a volte da scarse notizie, non sono a conoscenza  (spesso nelle Asl periferiche) che il Ministero della Salute da anni ha avuto un occhio di riguardo per gli ammalati fragili.

 La stessa  Lorenzin  perseguiva un assistenza domiciliare per i pazienti fragili, al fine di migliorare la qualità della vita  in ambiente familiare .

Prendendo quale riferimento il sito del ministero della Salute e non le varie numerose Asl italiane, cerchiamo di capire cosa sono le cure domiciliari ADI o meglio, in alcuni casi, cosa dovrebbero essere e quale fine abbiano.

Il sito di riferimento è il seguente: www.salute.gov.it/portale/lea/dettaglioContenutiLea.jsp?lingua=italiano&id=4706&area=Lea&menu=socioSanitaria:

“Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) garantisce alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità, l’assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l’erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessarie e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona (Art. 22 del dPCM 12 gennaio 2017).Le cure mirano a stabilizzare il quadro clinico, a limitare il declino funzionale e a migliorare la qualità della vita della persona nel proprio ambiente familiare, evitando per quanto possibile, il ricorso al ricovero ospedaliero o in una struttura residenziale. In ogni caso la ASL assicura la continuità tra l’assistenza ospedaliera e l’assistenza territoriale a domicilio.La richiesta di attivazione delle cure domiciliari può essere presentata da chiunque (paziente, familiare, caregiver, medico, ecc.) agli uffici competenti della Asl, in genere situati presso il Distretto.Quando la persona non autosufficiente ha bisogno occasionalmente delle prestazioni professionali del medico, dell’infermiere o del terapista della riabilitazione, anche ripetute nel tempo, in risposta a un bisogno sanitario di bassa complessità, (ad esempio: prelievi di sangue, radiografia, elettrocardiogramma, ecc.), si parla di cure domiciliari di livello base.Se il paziente presenta una condizione di salute più complessa, il Servizio sanitario nazionale garantisce un percorso assistenziale che prevede:

  • valutazione multidimensionale dei bisogni sotto il profilo clinico (bisogni sanitari), funzionale (bisogni di autonomia) e socio-familiare (bisogni relazionali, sociali ed economici), attraverso idonei strumenti e scale standardizzati e uniformi;
  • stesura di un “Progetto di assistenza individuale” (PAI) o di un “Progetto riabilitativo individuale” (PRI) che descrive le prestazioni necessarie, le modalità di esecuzione e la durata del trattamento. Il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta hanno la responsabilità clinica dei processi di cura, valorizzando e sostenendo il ruolo della famiglia.
  • presa in carico del paziente da parte dell’équipe multidisciplinare della ASL che si occupa dell’assistenza domiciliare ed erogazione delle prestazioni mediche, infermieristiche, assistenziali o riabilitative; la frequenza degli accessi al domicilio dei diversi operatori varia in relazione alla natura e alla complessità del quadro clinico; quando necessari, sono assicurati gli accertamenti diagnostici, la fornitura dei farmaci e dei dispositivi medici, nonché dei preparati per nutrizione artificiale;
  • le cure domiciliari sono integrate da prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionale alla persona (ad es. cura e igiene della persona, aiuto nella deambulazione, supervisione assunzione terapia farmacologica). Tali prestazioni sono interamente a carico del Servizio sanitario nazionale per i primi trenta giorni dopo la dimissione ospedaliera protetta, e per una quota pari al 50 per cento nei giorni successivi, il restante 50% è a carico del Comune che ha facoltà di chiedere all'utente di coprire con risorse proprie parte della quota (su base ISEE), secondo quanto previsto dalla normativa regionale e comunale;
  • le cure domiciliari sono integrate dagli interventi sociali erogati dal Comune, in base al bisogno di assistenza della persona, emerso dalla valutazione multidimensionale.

L’esperienza maturata in anni di professione medica mi inducono a pensare che tutte queste belle cose non vengono sempre applicate e forse in alcuni casi non funzionino i servizi.

Ho sempre sostenuto ciò che il ministero scrive: le cure domiciliari servono a limitare il declino funzionale, a cercare di mantenere ogni residua capacità dell'ammalato, a tenerlo in vita.

Dovrebbero essere una specie di mini ospedale che si muove a casa del paziente fragile.

La realtà purtroppo è che pur in ADI il paziente non può avere almeno a Salerno un diabetologo a casa, un endocrinologo, un indagine doppler, una visita Orl…un nefrologo, un  odontoiatra o anche a volte prestazioni fisiatriche domiciliari , quando vengono concesse sembra sempre un " regalo Natalizio di breve durata ".  Spesso qualcuno arriva ma con tempi spesso non compatibili con le necessità della medicina moderna e della patologia .  

 
Il personale infermieristico è  SPESSO  " a domanda " per avere flebo o altro e di solito sono convenzionati esterni.  Come si dovrebbe gestire a domicilio un anziano che non si alimenta e in crisi? Portarlo in ospedale? Scaricalo in qualche ospizio o case per anziani? 

Diciamo che le buone norme e leggi ci sono , ma la loro applicazione e organizzazione dei servizi lasciano davvero un poco perplessi.

Troppo semplice raccontare che non ci sono soldi...che non c'è personale...che il medico  non c'eè disponibile per quella tale branca e bla bla bla.

Inoltre - e sottolineo il mio pensiero - questi servizi "particolari" andrebbero tutti "umanizzati" con  personale che dovrebbe essere preparato  al tipo di problematica.  

Spesso dietro un paziente fragile esiste un dramma familiare, una situazione sociale complessa e  anche  “disperazione”, non dimentichiamolo mai.

I servizi in Italia esistono e  la gente deve imparare a conoscerli e  pretendere che siano accessibili e utilizzabili sempre comunque e con facilità. I medici tutti devono vigilare sulla loro applicazione. Il Malato fragile spesso non ha " tempi " se è disidratato deve fare le flebo e non possiamo aspettare sua eccellenza " la burocrazia ". Muovessero le chiappe dalla sedia i numerosi dirigenti che comandano servizi e gestiscono straordinari, le chiacchiere seduti alle sedie le sanno fare tutti. 

Gli ammalati spesso...troppo spesso non possono aspettare... 

Anche questo ci farebbe diventare un "paese civile" e non il paese, spesso, delle belle promesse pre-elettorali...e del pareggio di bilancio...

L’ultima stesura del provvedimento che ha recepito le modifiche condivise a livello tecnico, come hanno chiarito le Regioni in una nota, è però condizionata all'impegno dei Ministeri competenti a ripartire le risorse di cui al comma 2, dell'articolo 4, dello schema di decreto, come rideterminate a seguito dell'attuazione del comma 3, lettera a), e le risorse di cui al comma 3, lettera b), alle Regioni e le Province autonome attraverso successivo decreto, adottato d'intesa con la Conferenza Stato Regioni. Il tutto condizionato dall'esito delle positive verifiche da parte della Commissione europea del raggiungimento del Target comunitario M6C1-6 che tenga conto:- per le Regioni/Province autonome che hanno raggiunto il proprio target finale, del numero degli assistiti che determinino il superamento dei target incrementali finali assegnati a livello regionale/provinciale;- per le Regioni/Province che non hanno raggiunto il proprio target finale, del numero degli assistiti incrementali over 65 presi in carico, rispetto alla base dati2019.Governo e Regioni convengono che ”il decreto indicherà anche meccanismi sanzionatori che andranno a recuperare, per le Regioni/Province che non hanno raggiunto pienamente il target finale, l'eventuale eccedenza tra le somme complessivamente erogate a titolo di anticipazione nelle diverse annualità del piano e la valorizzazione degli assistiti incrementali effettivamente registrati fino a fine periodo, effettuata al costo standard previsto”.Raggiunta l’intesa anche sullo schema di Decreto per la proroga dei termini sul riparto del fondo per l’Alzheimer e le demenze. Ma dalle Regioni arriva anche la richiesta di rifinanziare il fondo istituito con la Legge di Bilancio 2021 per il triennio 2024-2026, con ulteriori 15 milioni complessivi “al fine di continuare a investire in questa direzione cosi da consolidare e ampliare l‘offerta di servizi per le persone con disturbo neurocognitivo, garantendo una presa in carico riabilitativa continuativa e di qualità e raggiungendo, quindi, un maggior numero di cittadini che ne possono beneficiare”.

Autore Vincenzo Petrosino
Categoria Salute
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