Dal Nord Dakota a Manitoba, questa è una delle tratte che seguono i rifugiati presenti negli Stati Uniti per fuggire in Canada. Africani e mediorientali, spaventati da Trump e dalle sue politiche, a piccoli gruppi si dirigono verso nord sfidando il clima che, da quelle parti, in inverno è a dir poco inclemente.

Poche metri al di là della linea di confine che divide Usa e Canada, non lontano dalla route 29, sorge Emerson, un piccolo centro dello stato di Manitoba che, nelle ultime settimane, sta diventano una specie di Lampedusa canadese.

Le prime case che sorgono a qualche decina di metri dal confine stanno diventando dei centri di prima accoglienza dove somali, siriani e altri rifugiati arrivano a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Successivamente, in seguito alle segnalazioni, intervengono gli agenti del Canada Border Services (CBSA) che prelevano i migranti per effettuarne l'identificazione e le interviste di rito. Successivamente, i rifugiati vengono trasferiti nella capitale dello stato del Manitoba, Winnipeg, dove inizieranno le pratiche per fare domanda di asilo.

Le dichiarazioni di Justin Trudeau che aveva detto che il Canada avrebbe accolto i migranti che gli USA avessero respinto sono state prese alla lettera. Adesso, però, sarà da vedere quale sarà la reazione dell'opinione pubblica canadese a quella che, se non ancora può essere definita un'invasione, si prospetta che lo diventi in futuro.