Dopo aver spiegato che avrebbe, con magnanimità, concesso alla Lega di formare un governo con i 5 Stelle, Silvio Berlusconi ha poi voluto sottolineare che «valuteremo in modo sereno e senza pregiudizi l'operato del governo che eventualmente nascerà, sostenendo lealmente, come abbiamo sempre fatto, i provvedimenti che siano in linea con il programma del centro-destra e che riterremo utili per gli italiani.»


Ora che Salvini e Di Maio possono parlare tra loro per dar vita ad un nuovo governo tra le due forze politiche, si materializzano alcune questioni legate al famoso contratto a cui Di Maio ha sempre fatto riferimento e sulla base del quale si fonda l'accordo con la Lega... ammesso che vada in porto.


La prima questione riguarda la durata del governo.

In Germania, riferimento non casuale dato che i 5 Stelle a quel Paese si sono ispirati, un "contratto" di governo che copra tutta la legislatura richiede un mese di trattative, con le forze politiche che decidono di partecipare all'alleanza che stilano puntualmente tutti i punti sui cui l'esecutivo interverrà, definendo anche la modalità d'intervento.
Quindi, dalla durata delle trattative capiremo anche la durata del governo. Finora non è chiaro se il governo debba nascere per durare tutta la legislatura oppure per votare di nuovo nel 2019.


Altra questione sono i provvedimenti di cui tale governo si occuperà.

Berlusconi è entrato in politica per controllare di persona i suoi interessi finanziari e giudiziari. Visto che quelli giudiziari, causa l'età, lo preoccupano meno di prima, Berlusconi non può però essersi dimenticato delle sue aziende. I 5 Stelle, dal canto loro, hanno spesso ricordato tra i problemi di questo Paese il conflitto d'interessi ed il riassetto delle normative legate all'informazione e alla pubblicità.
I 5 Stelle, se il governo dovesse durare 5 anni, verrebbero meno ad uno dei loro "cavalli di battaglia", perché la Lega non lo consentirebbe? Infatti, difficile pensare che Berlusconi non abbia chiesto a Salvini garanzie in tal senso.


E la compatibilità dei programmi?

Le differenze tra Lega e 5 Stelle sono evidenti, se non abissali... oltretutto, sono state evidenziate nelle recenti prese di posizione dagli stessi Di Maio e Salvini.
Sull'economia, le due forze politiche hanno presentato proposte divergenti, del tutto incompatibili: tasse progressive e flat tax sono difficilmente conciliabili tra loro. Lo stesso per quanto riguarda i rapporti con l'Unione Europea, con Salvini e Di Maio che dicono cose opposte. Idem per quanto riguarda la politica estera in generale. E sui migranti, come concilieranno le posizioni che, innamoramento di Minniti a parte, non sembrano proprio coincidere, a partire dal motto leghista "prima gli italiani"? E non è neppure il caso di avventurarsi sul reddito di cittadinanza.


Il problema di governare.

Matteo Renzi ha fatto di tutto perché 5 Stelle e Lega governassero assieme, nella speranza che vadano a sbattere. Sostenibilità dei conti e promesse elettorali, infatti, mal si conciliano tra loro. In questo caso, poi, provvedimenti come abolizione della legge Fornero e reddito di cittadinanza sono, secondo molti, irrealizzabili singolarmente... Questo governo si impegnerà invece a realizzarli entrambi. Possibile?


E con chi?

Premier e ministri sono, infine, un altro dei tanti rebus di questo possibile nuovo governo. Come conciliare le prese di posizione, spesso divergenti, espresse dalle due forze politiche, nella persona di un premier che poi dovrà confrontarsi con l'Europa ed il resto del mondo? E a livello internazionale a chi guarderà l'Italia? A Macron e alla Merkel oppure a Orban e Putin? Stesso discorso vale per i ministri.

E quelle sopra riportate sono solo alcune delle domande che rimangono in sospeso relative all'accordo Lega e 5 Stelle che, se approvato dalle parti, dovrà poi essere licenziato, perlomeno, dagli iscritti al Movimento 5 Stelle che lo dovranno votare in rete.