Accusato e arrestato per l’omicidio della 19enne catanese è l’amante Nicola Mancuso. Dalle risultanze investigative, però, è emerso che Mancuso non commise da solo il delitto. Sulla scena del crimine c’era un altro soggetto, che non è mai stato identificato. Il DNA di questa persona è stato rinvenuto sotto le scarpe della vittima e gli inquirenti lo hanno classificato come Ignoto 1. Un possibile complice di Nicola Mancuso? Le indagini sull’identificazione del soggetto ignoto non hanno portato a nulla e per questo motivo la Procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo su Ignoto 1.
Il padre di Valentina Salamone, Nino, insieme al suo avvocato si sono opposti alla richiesta di archiviazione, la famiglia vuole giustizia.
Valentina fu ritrovata il 24 luglio 2010 da alcuni operai dell’Enel in una villetta di Adrano, Catania. La giovane aveva un cappio intorno al collo e la fune era legata a un’asse. Inizialmente si pensò a un suicidio, i genitori non hanno mai creduto a questa versione, e Nino Salamone ha intrapreso delle ricerche personali provando l’omicidio della figlia. Le dimostrazioni di Nino hanno fatto riaprire le indagini.
La ricostruzione fatta dai carabinieri ha evidenziato che i talloni della vittima poggiavano a terra, e dunque la posizione era incompatibile con il suicidio, e sul corpo erano presenti diverse escoriazioni.
Per il delitto di Valentina Salamone in cella c’è il suo amante Nicola Mancuso, con l’accusa di omicidio e simulazione di suicidio. L’uomo, già in carcere per reati di droga, ha sempre negato di avere ucciso la giovane.