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Il decreto liste d'attesa: un pasticcio fatto per raccattare voti alle europee che mette in imbarazzo il governo Meloni

La conferenza Stato-Regioni ha bocciato il decreto liste d'attesa, facendo presente che il contenimento dei tempi di attesa non può prescindere dalla disponibilità di risorse economiche aggiuntive... con tutto quel che ne consegue: l'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati, l'assunzione di personale, lo svolgimento di attività sanitarie in orario notturno, prefestivo e festivo, gli indispensabili adeguamenti tecnologici e gli aggiornamenti informatici.

Dato che il Fondo Sanitario Nazionale già adesso non ha fondi necessari per  coprire i costi dei bilanci sanitari delle regioni italiane, è evidente che sia impossibile sostenere il costo di misure aggiuntive.

Ma allora come spiegare il decreto liste d'attesa?

Come spot elettorale lanciato a 5 giorni dalle Europee per raccattare, da parte dei (post) fascisti, qualche voto in più. 

Non solo.

Infatti, il governo Meloni mentre da un lato impone al Paese l'Autonomia differenziata, dall'altro approva un Decreto il cui obiettivo sarebbe l'abbattimento delle liste di attesa togliendo alle Regioni il controllo su quanto ospedali e aziende sanitarie fanno per rispettare i tempi previsti per esami e visite specialistiche.

"Le Regioni e le Province Autonome ritengono imprescindibile lo stralcio dell'articolo 2 la cui attuale formulazione è quanto meno lesiva del principio di leale collaborazione, laddove prevede che a fronte delle segnalazioni di cittadini, enti locali ed associazioni di categoria (che dovrebbero essere innanzitutto trasmesse alle Regioni interessate) l'Organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria possa accedere presso le Aziende sanitarie, scavalcando le Regioni e le Province Autonome, anche avvalendosi del supporto del Comando Carabinieri per la tutela della salute (anziché delle Regioni stesse)",

fanno sapere dalla Conferenza delle Regioni , denunciando anche possibili profili di illegittimità costituzionale in quanto proposto dal governo. Inoltre, le regioni commentano così la volontà di Meloni & Co. di cercare di fare le "nozze con i fichi secchi":

"Considerato che il livello di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale è notoriamente sottodimensionato, rispetto a quello dei principali Paesi europei, e sta determinando serie difficoltà in tutte le Regioni, incluse quelle che il Ministero della Salute ha collocato ai primi posti per la qualità dell'assistenza sanitaria, ad assicurare l'equilibrio economico-finanziario dei bilanci sanitari, le Regioni non sono nelle condizioni di finanziare il costo di misure ed interventi aggiuntivi, seppur condivisi per la finalità, poiché il Fondo Sanitario Nazionale è già largamente insufficiente".

Adesso, per il governo e suoi propagandisti si apre un problema di non poco conto, visto che a criticare il provvedimento sono le stesse regioni che a maggioranza sono  guida (post) fascista.

Autore Carlo Airoldi
Categoria Politica
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